PAUL
KLEE
nel 1972, quando vide la prima
mostra del movimento artistico
del BlaueReiter si
soffermò nelle culture primitive
dei disegni infantili e in quelli
dei malati mentali dove si manifestava
la creatività. Nel 1945
anche JEAN DUBUFFET
conia la parola ART
BRUT, avviando un nuovo
periodo di ricerche in questo
campo. Nel nostro secolo la
parola BORDERLINE,
indica una condizione critica
della modernità antropologica
e non clinica e culturale. La
mostra esplora i confini dell'esperienza
artistica oltre categorie stabilite
nel XX secolo
individuando un'area creativa
dove si trovano vicini artisti
accreditati insieme ad autori
o attori ritenuti folli (folle,
follia o come si dice fuori
da ogni codice sociale).
Questa mostra curata
da Claudio Spadoni,
insieme allo psichiatra
e docente di Brera Giorgio Bedoni,
è promossa dalla Fondazione
Cassa di Risparmio di Ravenna
che partecipa attualmente ma,
anche in passato alla promozione
di eventi, restauri, anche di
Palazzi storici - è infatti
in fase di ristrutturazione
in via Cavour nel centro storico
di Ravenna un altro Palazzo
per la realizzazione del Museo
del Risorgimento in occasione
di Ravenna Capitale Europea,
2019. Partecipa a
Borderline come supporto anche
la Fondazione Mazzotta
di Milano.
La mostra inizia con
una introduzione introspettiva,
in primo piano visitiamo le
opere di BOSH, BRUEGEL,
GE'RICAULT e quella
di GOIA. Come
quella di Sgarbi, la mostra
si divide in sezioni tematiche.
In ARTE GENIO e FOLLIA dl 2009
la mostra viene aperta con “La
scena della follia” curata
di Giulio Macchi,
che documenta l'emarginazione
e il riscatto dei "folli".
Il periodo storico parte dal
medioevo dove le persone non
sane erano trasportate in grandi
navi alla deriva di Mattagonia,
un'isola lontana e irraggiungibile,
il racconto della vita manicomiale
del XVII secolo rappresentato
da incisioni, strumenti medici
utilizzati nella cura dei pazienti.
Esposte due opere fiamminghe,
Le concert dans l’oeuf
attribuito a Hieronymus
Bosch del Musée
de Beaux-Arts di Lille e le
Tentazioni di Sant’Antonio
Abate di un Anonimo fiammingo
di collezione privata. Con la
cultura in positivo
si dà più attenzione
alla natura biologica della
malattia mentale, la sezione
presenta manufatti di pazienti
ricoverati in ospedali psichiatrici
dove la creatività è
pura ed essenziale.
Le
due mostre hanno la stessa inclinazione
critica nel proporre
ed esporre questo tema tanto
delicato, ma affascinante nel
suo genere.
Con BORDERLINE
l'Art Brut
viene rappresentata con le opere
di Wolfli, Aloise, Walla
e Wilson.
Dopo l'introduzione della mostra
si entra nella sezione "IL
DISAGIO DELLA REALTA' con
opere di Dubuffet, Tancredi,
Wols; Appel, Jorn,
opere vicino a quelle dell'Art
Brut che abbiamo indicato
sopra. Questa lettura critica
serve per ricreare il confine
tra insider-outsider.
In "DISAGIO DEL
CORPO" il corpo
diventa protagonista, il corpo
diviene "opera" come
le opere di Zinelli,
Rainer, Brus, Nitsch.
Ritornando
alla mostra di Vittorio Sgarbi
per notare delle differenze
o delle analogie il critico
espone nella galleria nove busti
di grandezza naturale, con strane
ed esasperate mimiche facciali,
i volti sono di Messerschmidt,
- “nato sotto Saturno”
- secondo Wittkower, dalla metà
del '700 ha rappresentato nelle
smorfie la propria follia ma
anche quella universale. Nel
percorso della mostra sono rappresentati,
Van Gogh, Munch, Strindberg
e Kirchner, artisti
studiati nel tempo tra rapporto
genio e follia. All'Hôpital
Saint-Paul à Saint-Rémy
de Provence del Musée
D’Orsay di Parigi
è esposto il dipinto
nel 1889 da Vincent
Van Gogh quando il
pittore si ricoverò volontariamente
nella casa di cura.
Al
MAR di Ravenna BORDERLINE
continua con I RITRATTI
DELL'ANIMA, spazio
dedicato ai ritratto e all'autoritratto,
un'autoanalisi dell'autore inconsapevole
più frequente nelle case
di cura. Viene rappresentato
questo tema con le opere di
Basquiat, ligabue, Bacon,
Moreni, Sandri e Viani. Anche
in questa mostra troviamo la
scultura, LA TERZA DIMENSIONE
DEL MONDO con le opere
di Gervasi
e lavori di arte primitiva considerati
dei capolavori.
IN ARTE GENIO e FOLLIA artisti
come Renato Guttuso,
Mario Mafai, Otto Dix hanno
affrontato questo drammatico
tema, la follia collettiva,
e la guerra.
'Art
Brut, a cura di Lucien Peiry,
proveniente da “Collection
de l’ArtBrut” voluta
da Jean Dubuffet, che definisce
la follia come un inizio della
creazione. l'omaggio a Carlo
Zinelli con dipinti
di stile primitivo e ludico
e composizione, non mancano
13 dipinti di Antonio
Ligabue genio rustico
ma definito artista naif.
La follia nell’arte del
XX secolo, alla fine del percorso
della mostra, il disegno come
forma primaria che diventa l'espressione
dell’inconscio ed ecco
le opere di Henri Michaux,
nella sperimentazione surrealista
con Max Ernst, André
Masson e Victor Brauner. Il
rapporto tra arte e automatismo
psichico, la produzione artistica
è quella che più
si avvicina al sogno, Max Ernst,
André Masson e Victor
Brauner, coinvolti nella sperimentazione
surrealista.
IL
SOGNO RIVELA LA NATURA DELLE
COSE NELLA MOSTRA DI BODERLINE
ci si sofferma alla dimensione
onirica (il sogno) come fantasma
del Borderline, con dipinti
di surrealisti: Dalì,
Ernest, Masson, Brauner, Matta
e Klee.
Chi
ha visitato le due mostre ha
anche avuto modo di vedere due
rappresentazioni dello stesso
tema, chi non ha poturo vedere
quella di Sgarbi ha ancora l'occasione
di visitare la mostra intitolata
BORDERLINE, oltre al tema affrontato,
il titolo è bene azzeccato.
|