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Figura
in rosso, anno 2010; tecnica mista e de-collage
su carta cm.50x70 |
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SPAZIO
ARTE -
La scheda dell' Artista |
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SALVATORE PIZZO
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Sogno,
2014. tecnica mista e de-collage su pvc |
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Viaggio,
2014. tecnica mista e de-collage su pvc |
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Fogli,
lamine di materie
di Aldo Gerbino
Il «vólto» affiora, nella sua
semplicità espressiva, dal grigio
torpore di un foglio, da un’ombra rassegnata
in quel malinconico apparire di un lieve
bagliore, di una luce crepuscolare capace
di porre in evidenza uno statuto corporeo
e spirituale di transizione. E proprio
da esso si dipana una sorta di mestizia,
un abbandono, quasi una negligenza dei
sensi a favore della virtù del silenzio
e dell’attesa in cui tutto, non a caso,
appare coagulato nello sguardo che s’intravede,
o che si oppone all’urgenza onirica costruita
nella memoria, nel pallido fluire dei
segni.
Per tale accoglimento d’immagini,
Salvatore Pizzo s’impone col
suo affetto verso la parola che si manifesta,
sommosso da vivide e corrose icone, dai
suoi scomposti frammenti assorti sulla
lastra delle carte inumidite, o, a volte,
irrimediabilmente deposte su garze, su
bianchi reticoli. In un certo senso sono
macerie manipolate, in seguito offerte,
più che all’osservazione, alla condensazione
semiotica. Segni, appunto, simboli compressi,
articolati marchi in forma di pigmenti,
di attorte densità, di mappature rettangolari,
informi cuboidi, e, da tutto questo, ecco
affiorare quasi un ectoplasma, la linea
di un occhio, una guancia femminile, una
presenza tagliata per piani geometrici,
impegnata, nel suo districarsi, a mostrare
materia di sé. Sono spesso stralci di
giornali a invadere la superficie espressiva,
fogli invasi da parole, oppure un lettering
sommerso in una atmosfera illividita.
Essa tenta di travalicare il suo orizzonte
euclideo, altre volte lo sopravanza, così
per tali linee, per distorti frammenti
ispirati al décollage rotelliano, o, affiorando
dal décupage, si assottiglia, perde a
poco a poco i propri contorni e allora
la materia appare sospinta dalla forza
di un graduale disciogliersi per poi addensarsi
lungo ampie testimonianze di colore, nei
tanti stralci fatti da nastri cromatici
ora integri, ora decorticati, scollati
dalla loro piattaforma originaria. E così,
macchiato nella sua natura più intima,
il prodotto dice di sé, del suo essere
oggetto di solitaria sperimentazione,
del continuo provare, accogliere suggestioni,
catalogare sensazioni.
Le linee spesso sembrano esaurirsi
e dilacerarsi in macchie policrome,
attenuate in semplice materia in cui l’acqua,
vista come mobile collante, gioca un ruolo
non indifferente; altre volte tale dilacerazione
assume toni informali, gestiti da una
coltre di frammentate emersioni, di scaglie,
tracce, di screpolature, singole sillabe,
a volte impronte tradotte in rumori. Da
tutto questo il letto d’immagini che si
forma indica ‘giunzioni’ tra svariati
segnali, l’armonico sviluppo di un paesaggio
che, se si è nutrito negli anni della
sua geologia e morfologia, non a caso
fa ritorno in quell’entroterra metafisico
di siciliana terra nissena, nel voler
restituire a Salvatore (consapevole figlio
di Serradifalco) il paesaggio, la memoria,
i possibili ponti che da questi gli consentono
di navigare in un presente problematico
e contraddittorio, in cui lingua, scrittura,
percezione della realtà circostante appaiono
permeate e rivoluzionate dall’iperbole
della condizione informatica, da una comunicazione
dell’etere che ne raggela i contatti e
che, allo stesso tempo, promuove un ossessivo
viaggio all’interno dello spazio reso
sempre più ridotto e inebriato.
Tali pieghe su carte macerate, spesso
in procinto di offrirsi all’inventiva,
alla ri-creazione, alla sollecitazione
di Pizzo, si ordinano in un diagramma
fatto di riflessione creativa e in cui
il gioco o l’analogia da esso espunta,
si accostano alle vicissitudini della
vita, alle similitudini con la natura
il cui ecosistema appare oggi così gravemente
compromesso.
Tutto vuole rientrare, con Salvatore,
nel ‘con/testo’, appunto, del suo essere
uomo della mano e della mente, come se
tale sua rigettata onda di sapore neodada,
potesse ripopolare un personale mondo
intimo, il suo lavoro, il suo stesso vago
sentimento.
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Da Caravaggio.
2014. 50x70.
tecnica mista e de-collage su supporto preparato
di lana di vetro e cartaceo. |
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Somma
(passato + presente = futuro)
2014 50x70
tecnica mista e de-collage su supporto preparato
di lana di vetro e cartaceo. |
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