Ultimamente
l’opinione pubblica è
stata portata a volgere lo sguardo
verso il sito archeologico
di Pompei in seguito
al crollo improvviso della Schola
armatorum, meglio nota,
anche se secondo una dicitura
errata, come Domus dei
Gladiatori. L’episodio
si è immediatamente trasformato
in un valido argomento di discussione,
tanto sui giornali, quanto nelle
trasmissioni televisive, e non
si intende qui fornire ulteriori
opinioni sulla questione, anche
se indubbiamente spinosa.
La domanda, però, sorge
spontanea: perché Pompei
è così importante
per il nostro paese? Perché
il crollo di un edificio
antico di secoli desta
tanta preoccupazione e tanto
scalpore?
Senza dubbio tutti, sin da bambini,
siamo stati abituati a sentire
e leggere il nome di questa
antica città,
ma forse vale la pena soffermarsi
un attimo sulla sua storia e
sul suo valore; solo dopo, ciascuno
potrà costruire una propria
opinione sui fatti recenti.
Ovunque un turista si trovi,
in Italia, ha la possibilità
di visitare scavi archeologici
di epoche diverse; quindi perché
Pompei svolge
un ruolo così importante
nello studio dell’archeologia?
La risposta si trova nella storia
stessa della città. Essa,
infatti, fu protagonista (insieme
ad altri siti nella stessa zona,
come Ercolano
e Stabia) di
un evento assolutamente drammatico,
che costituisce però
per noi una immensa fortuna:
durante l’eruzione del
Vesuvio del 79 d.C.,
Pompei, prima colpita da lapilli
e frammenti litici, fu poi completamente
sommersa da uno strato di cenere
alto 6 metri, che la rese impraticabile.
Da quel momento la zona non
fu più frequentata fino
all’epoca di Adriano,
quando, intorno al 120, venne
ristabilito l’assetto
viario.
Plinio il Giovane,
in due lettere indirizzata a
Tacito, ha
lasciato un ricordo vivido e
dettagliato dell’eruzione.
Suo zio, Plinio il Vecchio,
infatti, perse la vita in quell’occasione,
asfissiato dalle esalazioni
nocive del vulcano. Questo documento
letterario costituisce una valida
testimonianza storica
e scientifica
ed è senza dubbio una
fonte fondamentale da cui attingere
per chi si approcci allo studio
di Pompei;
discussa è però
la data alla quale far risalire
l’evento, che si deduce
dal testo, cioè il 24
agosto. Dati archeologici hanno
infatti indotto gli esperti
a collocare l’eruzione
in un momento successivo alla
vendemmia, quindi in autunno,
quasi sicuramente dopo l’8
settembre.
La scoperta moderna
di Pompei risale al
1748 e nello
stesso anno si diede avvio agli
scavi, durante
il regno di Carlo di
Borbone. Nella fase
iniziale, tuttavia, le ricerche
furono disordinate e si spartirono,
senza ragioni precise, in tutta
l’area circostante il
Vesuvio, tra Pompei, Ercolano
e Stabia. Gli scavi
archeologici proseguirono
in varie fasi per più
di due secoli e rivelarono una
parte cospicua della città.
Da ricordare è il periodo
tra il 1924 e il 1961,
quando a guidare gli scavi fu
Amedeo Maiuri,
che compì alcune tra
le più notevoli scoperte,
come quella della Casa
dei Misteri.
A partire dagli anni
’60 le azioni
di scavo e
di recupero
hanno subito dei rallentamenti
e negli ultimi dieci anni sono
state sospese, per poter concentrare
le risorse finanziare sul restauro
e il mantenimento degli edifici
già riportati alla luce.
Di certo Pompei
non si presenta di per sé
come una città estremamente
diversa dalle altre. La sua
peculiarità risiede piuttosto
nello stato di conservazione
in cui gli archeologi
l’hanno rinvenuta: essendo
rimasta sepolta per secoli,
oggi appare ai nostri occhi
come una città
romana ritornata in
vita, in cui si può camminare,
percorrendo le antiche
vie e vedendo gli edifici
ancora in piedi, edifici che
per di più hanno conservato
(fatto eccezionalmente raro)
le pitture dell’epoca,
le quali sono tanto fondamentali
da definire degli stili validi
per lo studio di tutta la pittura
romana.
Inoltre ha contribuito molto
a quella che viene definita
“la costruzione
di un mito” intorno
a Pompei il
fatto che lo strato di cenere
abbia svelato i vuoti lasciati
dai corpi intrappolati durante
l’eruzione. Nel
1863 Giuseppe Fiorelli
pensò di ricavare da
quelle cavità, lasciate
dai corpi decomposti, dei calchi
in gesso, che recuperassero
le sagome degli abitanti negli
ultimi istanti della loro vita,
riscontrando un’incredibile
soddisfazione nell’opinione
comune.
Dall’epoca della sua scoperta,
fino a oggi, il sito
archeologico non ha
mai smesso di essere visitato
e di affascinare prima i giovani
nobili europei in visita
in Italia nel XVIII e nel XIX
secolo (periodo in cui i rampolli
delle famiglie abbienti, per
completare la propria formazione,
compivano il cosiddetto Grand
Tour nell’Europa continentale)
e poi i nostri contemporanei.
Pompei conta
più di due milioni di
visitatori ogni anno e solo
di recente, nel 2009, Efeso
le ha sottratto il primato di
sito archeologico
più visitato al mondo.
Dal 1997, inoltre,
è stata dichiarata Patrimonio
Mondiale dell’Umanità
dall’Unesco,
insieme agli scavi archeologici
di Ercolano e Oplontis.
Tutte le informazioni utili
per approfondire l’argomento
e per visitare il sito, si trovano
sul portale web della Soprintendenza
archeologica di Pompei: www.pompeiisites.org
Valentina
Mariani
novembre 2010 |