>di
Ignazio
Fresu
Un
progetto da evidenziare
Il
Magi del ‘900
e la Biennale di Malindi

Museo
MAGI900
e la Biennale di Malindi
-
Courtesy
Museo G.Bargellini
In arabo “safari”
indica spostamento, andare da un luogo
all’altro e dunque nomadismo e
non caccia grossa.- Così esordisce,
esponendo quei concetti a lui cari su
nomadismo e tribù dell’arte,
Achille Bonito Oliva
alla presentazione della 3°Edizione
della Biennale di Malindi da
lui curata. Gli artisti contemporanei
– prosegue – hanno nel XXI
secolo confermato un’attitudine
che proviene dalle avanguardie storiche,
neo-avanguardie e transavanguardia del
XX secolo e consiste nell’assunzione
di un’ottica multiculturale, trans-nazionale
e multimediale.
Museo
MAGI900
e la Biennale di Malindi
-
Courtesy
Museo G.Bargellini
Con
queste parole che ben tratteggiano lo
spirito che hanno ispirato la Biennale
di Malindi arrivata alla terza
edizione, è stata inaugurata
la “temporary exhibition
italiana” mostra della
durata di 1 giorno che raccoglie il
meglio delle 2 passate edizioni e una
ricca anticipazione della prossima e
a cui ha partecipato un folto gruppo
di “apartiani” in rappresentanza
dell’associazione del Pecci
in una trasferta organizzata per l’evento.
La manifestazione è
stata resa possibile grazie alla Fondazione
Sarenco ed a Giulio
Bargellini impegnato da sempre
in Kenya oltre che
per le numerose attività filantropiche,
anche per l’arte che in questi
ultimi anni ha reso possibili concretamente
a Malindi come a Pieve di Cento
con il Magi 900, un museo unico in Italia,
dove l'arte e la cultura riacquistano
un particolare rapporto tra collezionismo
e pubblico, sull'esempio delle
grandi strutture europee nate negli
ultimi decenni come centri permanenti
di produzione e promozione culturale.
Questa lodevole iniziativa si arricchisce
trasversalmente dal recupero di quei
percorsi artistici meno noti e che sono
propri dell'arte in Italia, i cui aspetti
non sono di solo contorno, ma affiancano
importanti svolte, accompagnano i movimenti
artistici determinando analiticamente
il percorso dell'arte italiana nel suo
divenire.
L’arte –
ci ricorda Achille Bonito Oliva
nel suo intervento – serve
a massaggiare i muscoli della fantasia
atrofizzati dalla telematica perché
“L'arte – Citando
Paul Klee – non riproduce
ciò che è visibile, ma
rende visibile ciò che non sempre
lo è.”
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