Fin
dagli anni Venti,
nonostante i suoi legami con
Oskar Kokoscka ed Alfred Loos
e l’influenza che inevitabilmente
esercitò sulla sua
formazione l’espressionismo
in voga in Germiania nei primi
decenni del Novecento, l’attività
artistica di Baumeister
si contraddistingue per l’incessante
desiderio di astrazione
e per la ricerca
di un’indipendenza di
forma e colore che, ad incominciare
dai primi quadri-parete
e collages dedicati
al tema dell’uomo e
della macchina, lo allontana
dal panorama artistico tedesco.
Il percorso espositivo allestito
dalla curatrice Alessandra
Tiddia nelle sale del Mart
mostra appunto la coerenza
stilistica che caratterizza
la sua produzione artistica
e che lo rende un maestro
rappresentativo dell’evoluzione
della pittura astratta in
Germania e nel resto dell’Europa.
L’artista
però non esercita mai
un'astrazione artistica fine
a sé stessa,
ma considera sempre l'uomo
e ciò che lo circonda
come il motore propulsivo
della sua opera.
Forme geometriche fondamentali
– rettangoli, triangoli
e cerchi – combinate
in strutture a rilievo e rinforzate
con contrasti di colore e
con l’impiego di materiali
quali cartone, compensato
e lamiere di metallo –
oltre a renderne evidente
l’affinità al
cubismo e al purismo di Le
Corbusier, conosciuto da Baumeister
a Parigi nel 1924 assieme
a Fernard Léger –
danno forma ad una modernità
in grado di riflettere la
trasformazione sociale e persino
di anticiparla come arte d’avanguardia,
attraverso elementi orizzontali,
verticali e diagonali, rotondi
o spigolosi combinati per
arrivare ad una forma ideale.
Gli
anni Trenta segnano
l’inizio di una nuova
fase marcatamente pittorica
dell’artista tedesco.
Baumeister, attratto
dalle pitture rupestri preistoriche,
semplifica e schematizza ulteriormente
le forme per creare delle
composizioni ritmiche e dinamiche
che ricordano i caratteri
dei geroglifici. La simbolicità
e la forza espressiva di pochi
tratti gli sembrano più
eloquenti della rappresentazione
di elementi naturalistici.
In “Calciatore”
e “Ginnasta alle parallele”,
realizzati nel 1934, sagome
umane fortemente semplificate
simili ad amebe, si stagliano
su sfondi marroni dall’aspetto
granulare.
Anche
dopo la presa di potere da
parte dei nazisti
la sua opera e il suo percorso
evolutivo continuano ad essere
variegati. Sono pochi i pittori
tedeschi che, nonostante la
proscrizione nazista e l’impossibilità
di procurarsi olio e tele,
riuscirono a creare tra il
1933 e il 1945 contenuti
e forme tanto innovativi.
In questa fase Baumeister
trova nel disegno uno strumento
perfetto per concretizzare
la propria idea di “arte
primogenia”. Concezione
dell’immagine come simbolo
che teorizza computamente
nel 1947 nel testo L’ignoto
nell’arte e
che lo avvicina agli obiettivi
di altri artisti quali Kurt
Schwitters e agli appartenenti
al Bauhaus e alla Nuova Oggettività.
L’ignoto nell’arte
è solo uno dei tanti
testi teorici che scrive durante
la sua attività, purtroppo
l’unico pubblicato.
L’attività
di Baumeister nel
campo della grafica pubblicitaria
e della scenografia, sviluppate
parallelamente a quella di
stampo artistico, reggono
senza timore il confronto
con la sua opera pittorica.
I disegni – numerosi,
nonostante molti siano stati
distrutti dall’artista
stesso – vanno considerati
come opere a se stanti: solo
in rari casi l’artista
se ne serviva come strumenti
preparatori.
Il
divieto di dipingere e di
esporre e la minaccia
latente sulla sua esistenza,
che culminò nel bombardamento
della sua abitazione e del
suo studio, trovano espressione
nei suoi quadri, in cui crea
una sintesi di esperienza
personale e di antichi poemi
e miti. Il riferimento alla
scultura africana
– con il suo misticismo,
il ritmo e il suo contatto
con l’allegorico e il
sacro – e alle antiche
storie e ai motivi delle culture
mesopotamiche, greche e bibliche
è rintracciabile nella
sua opera grazie alla policromia
ed a una materialità
sempre più marcate.
Il
percorso espositivo
termina con una selezione
di opere dell’ultimo
periodo: una sorta di testamento
in cui confluiscono diversi
elementi della sua carriera
artistica, reinterpretati
in astrazioni ancora più
condensate, che rendono Baumeister
uno dei pittori astratti più
straordinari del panorama
artistico.
Soprattutto grazie alla litografia,
e a partire dal 1950 alla
serigrafia,
riesce a trasporre su carta
stampata numerosi
motivi della sua precedente
produzione, in modo da poterli
rendere più popolari
e accessibili ad un maggiore
pubblico.