Sognoelektra Projectart Art - Periodico di Arte Contemporanea
 
 
Speciale Biennale di Venezia 2011
CONTEMPORANEO
a cura della Redazione
 
   
RENATO MENEGHETTI
ARSENALE NOVISSIMO VENEZIA
Tesa 99 Arsenale Novissimo Venezia Ingresso dal Centro Thetis, 4 Giugno 27 Novembre 2011
dal lunedì al venerdì, 10.00 - 18.00
 
 
SOTTOPELLE
Il Cristo morto del Mantegna
vedere dentro, vedere oltre
di RENATO MENEGHETTI
Progetto artistico segnalato
da Andrea Zanzotto

Lamento sul Cristo morto del Mantegna
Da” il Cristo del Mantegna e oltre”
di Borsetti & Fabre

RENATO MENEGHETTI
indagine X-RAYS sull’opera del MANTEGNA
e sulle opere pittoriche di

FRANCESCO FEDERIGHI - pittore
RENATO FROSALI - pittore
ROBERTO GASPERINI - pittore
STEFANO STACCHINI - poeta visivo


Sedi espositive
ARSENALE NOVISSIMO, VENEZIA
Facciate tesa 99
Interni Tesa 99 installazione

regia ALBERTO BARTALINI

   
Breve Biografia Renato Meneghetti
Inizia a dipingere giovanissimo (1954). Dal 1979 con le x-rays intraprende una inedita ricerca nell’uso delle più avanzate tecnologie che applica all’arte: art from sciences. Gillo Dorfles ha dichiarato: “Le radiografie di Meneghetti sono l’unico fatto nuovo intervenuto nell’arte italiana degli ultimi vent’anni”. Nasce così il periodo delle immagini virtuali di corpi e oggetti.
Predilige la pittura. Sono numerose le esposizioni personali in sedi museali prestigiose tra le quali: Castello Sforzesco, Milano; Palazzo della Ragione, Padova; Mole Vanvitelliana, Ancona; Santo Spirito in Sassia, Scala Santa, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, Archivio Centrale dello Stato, Roma; Museo Nazionale di Bratislava; Celsus Library, Efeso; Press Center, Londra; Center of Visual Art, New York… sono molteplici le presenze in esposizioni internazionali quali: Macro, Roma; MIC, Faenza; La Biennale Musica 1982, 40°Mostra Internazionale del Cinema 1983, 50° Biennale Internazionale d’Arte 2003, La Biennale Architettura 2010, Venezia. Nei venti anni che chiudono questo secolo le sue opere sono un continuum di esperienze cine-grafico-fotografiche, tecniche moderne e molto antiche. Vive a ridosso del mondo dell’arte e del suo ‘sistema’ dosando puntualmente con discrezione le forme e i tempi della sua presenza pubblica.
 
 
Breve Biografia Alberto Bartalini
Nel 1977 si laurea alla Facoltà di Architettura di Firenze, con una tesi in restauro compositivo.
Dal 2001 ad oggi spettacolarizza con istallazioni effimere, rotatorie stradali, piazze cittadine, architetture urbane ed extra urbane, con la collaborazione di artisti come Mino Trafeli, Ugo Nespolo, Kan Yasuda, Igor Mitoraj, Pietro Cascella, Arnaldo Pomodoro, Mario Ceroli, Vangi, Renato Meneghetti, Sandro Chia, Caterina Crepax, Ivan Timer ecc. Dal 2004 al 2010 è Direttore Artistico per l’Aeroporto di Pisa delle istallazioni del progetto “Scolpire l’Opera” in collaborazione con il Festival Pucciniano. Nel 2006 nell’ambito del progetto “TRA ART” cura il progetto “Cantiere Baj” promosso dal Comune di Pontedera e dalla Fondazione Piaggio e realizza il “Muro di Pontedera”, 120 metri a mosaico su disegni Enrico Baj.Insieme ad Andrea Bocelli, al fratello Alberto Bocelli e il sindaco di Lajatico Fabio Tedeschi, idea il Teatro del Silenzio, nella splendida cornice del borgo di Lajatico in provincia di Pisa. Di se stesso, del suo rapporto col Teatro del Silenzio e la sua terra dice: “...sono un uomo molto legato alla natura e all’ambiente, e in particolare a Lajatico, dove sono nato e dove vive il Teatro del Silenzio…”
 
COMUNICATO STAMPA
EGHÈNETAI !
Buio, non “ombra”. Luce.
“La radiografia quale mezzo di trasmutazione e sublimazione della materia, ma anche immagine di una tragica dissoluzione. La polarità tra sublimazione e dissoluzione trova un suo punto di equilibrio anche in un altro elemento dell’intervento di Meneghetti in un insieme spaziale e architettonico: lo storico contenitore archi¬tettonico del padiglione Italia all’arsenale novissimo L’installazione oltre a trovare eco in questo far riflettere sui luoghi attraversati, pieni di memorie ed esperienze mutanti, costituisce un’ulteriore metafora dell’arte come continua forza attiva, un passo verso le possibili costellazioni del conoscere se stessi, di conoscere il proprio corpo.
Le grandi lastre di Renato Meneghetti formano un’opera corale, imponente e drammatica, concepita per esprimere in un’estrema tensione espressiva una visione poetica frammentata, sincopata e transitoria attaver¬so la sovrapposizione di lastre x-ray ai dipinti, che ne costituiscono il pensiero portante. Le infinite possibili combinazioni costringono lo sguardo a un incessante movimento per cogliere quell’inesauribile energia. Una stratificazione spettacolare e straordinaria che l’artista crea trasparenza su trasparenza. Le immagini si in¬trecciano le une con le altre a strutturare insiemi sempre diversi. I piani pittorici delle grandi tele e le lastre entrano l’uno nell’altra, occultandosi ed esaltandosi, si crea una profondità infinita ed aleatoria, una materia¬lizzazione della forza pittorica del proprio mondo interiore. Pittura fotografia trasparenze ininterrottamente mutevoli restituiscono in una drammatica tensione residui arcaici, immagini infrante, sedimenti profondi, echi infiniti, rimandi visivi.

L’opera viene concepita per costruire l’arte come evento catartico. Il più alto e il più necessario attraverso un processo redentivo ”ab imis”, fino nel “fondo”, giù, dal buio. In quest’opera, si può guardare negli “abissi” dell’artista e, speci¬ficatamente nell’uso delle “radiografie” – un’artista che, perdendosi nell’uomo, rivendica la “pietas” divina. Partendo dalla Pittura – Pittura il pensiero e la tecnologia affidano esperienze ed espressioni non più allo stretto perimetro delle immagini, ma anche a prontuari simbolici straordinariamente ricchi e semantici. Il distacco dalla pittura si fa uno “strappo”, lacerante e doloroso, “il dramma dell’epoca moderna” come lo definì Paolo VI.
L’ “abisso” nel male dell’uomo, la “scheletrica” verità (le radiografie), L’ “inquinamento” tra luce e tenebra,
non si risolvono con le formule estetiche tradizionali in quest’opera, prima di tutto per una “nuova” autonomia
artistica, che appartiene alla fenomenologia dell’arte e non a quell’impalcatura fissista delle idee, da cui si
deducevano modelli in stile “platoniano”. Le radiografie, esprimono la forte capacità “redentiva”, lavorando sulla “car¬ne”, entrando, vitalmente, nell’ economia sacramentale di Cristo.
Precisazioni, queste, necessarie per caratterizzare più semplicemente l “animus” artistico, catartico-redentivo che l’ar¬tista raggiunge con le radiografie. Buio, non “ombra”. Luce.

Quando si lasciano spiragli, per intelligenza o sensibilità, la “scossa” dell’arte moderna rianima con lo “splendor veri” (antica formula scolastica dell’arte sacra attribuita ad Alberto Magno) le prevedibili e statiche figure del “simbolismo”. In questa opera siamo in grado, anche, di ri-ascoltare (speriamo “ricevendo”) quelle acute
sollecitazioni allo spirituale, all’oltre e, detto in modo più o meno esplicito, al “sacro”.
La totalità va al “plenum” con un linguaggio sinestetico, che coinvolge cioè l’interezza dell’ “esserci” dell’uomo. Tutto: corpo e anima, la natura e i sensi. La storia e le storie. Dall’ “incarnatato” del Cristo amore-piaga, dal chiaroscuro e dalla prospettiva, alla “crudità” senza limiti (ma tutta “materia” di Dio che muore), all’evento fisicamente “carnale” della redenzione dove il sacro si scioglie in “vapori” spirituali. Si perde: carne e verità.
L’uomo è espropiato, denudato, e si rivede “schematizzato” (distrutto) come in una “radiografia” – dove la
figura è solo l’impronta di una distruzione totale. Vengono in mente per uno struggente richiamo, le impronte umane sui muri di Hiroshima dopo la bomba atomica . Non resta altro. Un segno, qui, più angosciante del nulla. Ma ecco che la notte è squarciata dalla luce che rappresenta il Cristo Risorto, è una presenza viva, ma “discreta”, sensibilmente percepita, ma non invasiva o clamorosa.

Dall’urlo natale della “natura scura” inscritto nella carne e nelle infinite mappature del corpo, al “risus paschalis”,
cioè l’Alleluia della Luce, il nuovo “big-bang” creaturale di Cristo, che sale e dilaga in modo incontenibile.
La redenzione è, veramente, un avvenimento cosmico,”panico”. Il “panismo” che è, tra l’altro, il “sogno”
dell’arte, da sempre.
Come nell’ ”incipit” della Bibbia, nel libro della Genesi c’è l’espressione chiave della creazione: “fiat lux!”, ora, l’ espres¬sione chiave della redenzione: “eghènetai”: “ il Verbo - si fece – carne”.
E la carne – buia, ferita, spenta – la carne scoppiò nella Luce.
Don Giuseppe Billi
Curatore Ufficiale per l’Arte contemporanea per la CEI

 
 
Giugno 2011 Segnalato da Industria Culturale - mail industriaculturale@industriaculturale.com



 
 
 
 
 
 
 
 
 
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