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EVENTI
news
a cura di
Rebecca Mombelli
Corrispondente
da Londra
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TATE
BRITAIN
- LONDRA
L’Inghilterra dai
Tudor ad oggi
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Conrad
Atkinson
(northen ireland 1968)
Foto
R.Mombelli |
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TATE
BRITAIN - LONDRA
L’Inghilterra
dai Tudor ad oggi
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Cerith Wyn Evans
(inverse, reverse,
perverse) - Tate Britain
- Foto R.Mombelli
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Millbank
fu la prima sede della collezione
Tate. Poi questa
divenne di proporzioni tali
da far necessitare volumi
maggiori e così, dopo
la ristrutturazione della
centrale elettrica
di Southbank, si
decise di trasportare le opere
inglesi nella “vecchia
Tate”.
Per un Inghilterra che ha
inventato la democrazia e
il Parlamento, ha avuto la
prima grande Esposizione e
il primo piano anti inquinamento
del mondo, non è mai
stato facile gareggiare con
le colleghe europee in fatto
di arte: prima c’era
l’Italia, con i suoi
geni, poi la Francia, con
i Maestri. La Tate
Britain è
però la prova che anche
sotto la monarchia inglese
di grandi artisti ne sono
passati.
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Se
la Tate Modern è
ormai maestra dell’innovazione,
sia strettamente nella ricerca
artistica che negli allestimenti,
la Britain è
più tradizionale: soprattutto
ora che, per lavori di ristrutturazione,
parte delle sale sono state
chiuse, le opere sono presentate
come un cammino dal
1500 ad oggi, dall’arte
dei Tudor a Gilbert&George,
per dirla semplicemente. Accanto
al percorso cronologico, vengono
di volta in volta presentati
degli In-Focus, degli approfondimenti
su un particolare artista, su
una corrente o su un tema. Per
orgoglio, gli inglesi sono particolarmente
legati ai loro Romantici, e
per la maggior parte questi
approfondimenti sono dedicati
ai grandi artisti dell’Isola:
Constable, Turner, i
Preraffaeliti e via
dicendo, lasciando al contemporaneo
le gallerie dedicate alla ultima
arte inglese e in particolare
alle nuove acquisizioni. Tra
questa certamente d’effetto
è la The Coral
Reef 2000 di Mike
Nelson: installazione
enorme, è un labirinto
costruito quasi nei depositi
della galleria. Il visitatore
è invitato ad entrare,
e si aspetterebbe ancora un’altra
sala di dipinti e sculture.
Invece ecco una scrivania
con un Corano aperto
e una lampada accesa. Potrebbe
essere solo la scrivania del
custode, invece, improvvisamente,
ecco altre decine di stanze
come questa: una sala giochi
con le pareti rosse, una sala
con un divano rotto e dei vestiti
smessi, una con un tavolo.
E numerosi cartelli che indicano
l’uscita, ma nessuno di
questi è reale. Sarà
probabilmente il vero custode,
dopo avervi spaventati con lo
sbattere delle porte, a riportarvi
nella luminosa e tranquilla
esposizione di quadri. E questo
è quello che Nelson
vuole suscitare: il manifestarsi
delle nostre paure più
recondite, quello che abbiamo
dentro e nemmeno immaginiamo.
Appena acquisita dalla
Tate, fu esposta per
la prima volta nel 2000 nella
Matt’s Gallery in East
London.
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Interno
Tate Britain - Foto R.Mombelli
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Famose
sono, del resto, le esposizioni
temporanee, le uniche
a pagamento. Appena conclusasi
è la mostra incentrata
sull’artista inglese
Susan Hiller: serie
fotografiche di un mondo parallelo,
installazioni video e ricerche
nel Web, sono le ricerche che
la Hiller ha deciso di condividere
con il pubblico, presentando
un paesaggio dove poter studiare
le percezioni, la memoria e
i significati degli eventi.
Più tradizionale e molto
inglese, è invece l’esposizione
di acquarelli Watercolor
(fino al 21 agosto),
che propone una panoramica di
lavori eseguiti con questa tecnica
dal XIII secolo ad oggi: dal
ritratto, ai paesaggi,
agli schizzi fino all’astratto
per ritrovare il significato
e magari un nuovo modo di utilizzare
i colori ad acqua.
Dal 14 giugno al 4 settembre
l’esposizione temporanea
sarà invece dedicata
al Vorticismo, corrente
nata a Londra e nominata
dal poeta Ezra Pound,
che ebbe la sua piena espressione
negli anni precedenti la Prima
Guerra Mondiale; la mostra si
ripropone di porre sotto una
nuova luce la corrente che,
più di qualsiasi altra
e, anzi, forse unica, ha segnato
la modernità inglese,
tracciando una linea di confine
con il passato mondo edoardiano.
La Tate Britain
non dimentica, nonostante la
sua forma più tradizionale,
la cura nella gestione, dotando
il visitatore di audio guide
davvero esemplari, e, con piantine
ben disegnate e descrizioni
efficaci per ogni opera, è
come avere un maestro invisibile.
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Rebecca
Mombelli |
Rebecca Mombelli, diplomata
al liceo classico è
laureata in Lettere Moderne,
indirizzo
Storico-Artistico, all'Università
degli Studi di Pavia, collabora
con testate web per pagine
di opinione e viaggi.
Interessata alla didattica
museale ha frequentato il
Laboratorio Bruno Munari di
Milano, collaborando per
uscite didattiche ad alcune
mostre d'arte con scuole elementari.
Attualmente vive a Londra.
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Reg
Butler
(final maquette for the
"unknow political prisoner)
Foto R.Mombelli |
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Part.
Tate Britain
Foto R.Mombelli |
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