“È una ragazzetta
milanese. Di
fronte alla spiegazione di questa
precocità, di questa
mostruosa intuizione di un’influenza
letteraria perfettamente congeniale,
ci dichiariamo disarmati.”
Pier Paolo Pasolini nel 1954
descriveva così, disarmato,
impressionato e (come sempre)
lungimirante, il nascente talento
letterario che si profilava
dinnanzi ai suoi occhi vigili
di intellettuale.
Nel 1954 Alda Merini
era una ragazzetta davvero.
Era nata nel 1931, e aveva solo
22 anni quando un anno prima
della riflessione di Pasolini,
aveva pubblicato il suo primo
volume di poesie La
presenza di Orfeo (1953).
Alda Merini
non proveniva da una famiglia
ricca e fin dalla giovinezza
le fu difficile far parte della
società dei “normali”
che tanto la attirava. All’età
di quindici anni fu rifiutata
dal prestigiosissimo liceo Manzoni,
nello stesso periodo in cui
Giacinto Spagnoletti
ne scopriva il talento
artistico e la presentava ai
maggiori intellettuali della
sua cerchia come Giorgio Manganelli
o Luciano Erba. Giovanissima,
si manifestano anche i primi
sintomi della malattia mentale,
forse sindrome bipolare, che
la costringerà per tutta
la vita alla frequentazione
di manicomi e case di cura prima
a Milano e poi a Taranto, dove
vivrà dal 1983 al 1986
con il secondo marito.
Sotto la guida di Spagnoletti
la Merini vede il suo esordio
poetico nel 1950 con
le liriche Il gobbo
e Luce (rispettivamente del
1948 e del 1949) nell’Antologia
della poesia italiana.
Il successo di critica tra 1950
e ’53 è enorme:
si occupano di lei, tra gli
altri, Salvatore Quasimodo,
Eugenio Montale, Oreste Macrì,
Maria Corti, Giovanni Raboni.
In seguito escono nel 1955
Paura di Dio, Nozze Romane e
l’opera in prosa La pazza
della porta accanto. Nello
stesso anno nasce la prima figlia
Emanuela dal matrimonio con
Ettore Carniti. Nel
1961 la raccolta Tu sei Pietro
lascia emergere quello che sarà
il tema principale della poesia
di Alda Merini: la costante
oscillazione tra tensione mistica
e impulso erotico, tra amore
per l’universo e passione
amorosa. Dal ‘61 e fino
al 1972 la Merini non pubblicherà
più nulla a causa del
lungo periodo d’internamento
presso il Paolo Pini di Milano,
internamento che si interrompe
per alcuni brevi ritorni in
famiglia con la nascita di altre
tre figlie. Dopo vent’anni
di silenzio appaiono alcune
delle raccolte più importanti,
prima fra tutte La Terra
Santa (1984), che racchiude
alcune delle più drammatiche
e laceranti poesie sull’esperienza
in manicomio. La raccolta
le farà vincere nel 1993
il premio Librex-Guggenheim
“Eugenio Montale”.
Dal 1981 per la poetessa iniziano
gli insuccessi: il suo entrare
e uscire dai manicomi inizia
a pesare sull’opinione
comune e ignorata dalla critica,
ormai vedova e sempre più
sola, deve accontentarsi di
rare pubblicazioni. Sarà
L’altra verità.
Diario di una diversa
(1986), opera
in prosa scritta durante il
periodo tarantino,
a restituirle un posto al sole
nell’ambiente intellettuale.
Tra la fine degli anni ottanta
e gli anni novanta per Alda
Merini è un periodo fecondo
dal punto di vista letterario.
Frequenta il Caffè Chimera,
luogo di ritrovo degli intellettuali
milanesi, e arrivano per lei
i primi riconoscimenti: oltre
al premio Librex Montale, nel
1996 con La vita felice
vince il Premio Viareggio, nel
1997 il Premio Procida-Elsa
Morante e nel 1999 il Premio
della Presidenza del Consiglio
dei Ministri- Settore Poesia.
Le poesie di Alda Merini sono
nella sua ultima produzione
sempre più simili ad
aforismi, versi effimeri che
dalla tensione erotica si colmano
di quell’ afflato mistico
particolarmente evidente nelle
ultime raccolte. Le collaborazioni
della Merini non si limitano
solo a scrittori, poeti e intellettuali:
la sua grande passione per l’arte
comprende ogni aspetto del creare
e coinvolge pittori, disegnatori
e musicisti. Alla fine della
sua vita nonostante l’ostinato
isolamento in stato di semi-indigenza
nel suo “incantato”
appartamento di Porta Ticinese,
a Milano, Alda Merini è
un pilastro della poesia italiana:
ottiene numerose onorificenze
(prima fra tutte quella di Commendatore
della Repubblica Italiana nel
giugno 2002) e viene candidata
al Premio Nobel per la Letteratura
nel 2001 con il consenso
di numerosi personaggi del mondo
della letteratura come il già
premio Nobel Dario Fo.
Numerosi sono gli estimatori,
gli intellettuali e i personaggi
del mondo della musica e dello
spettacolo che si mobilitano
per farle avere le migliori
cure dopo l’aggravarsi
nel 2004 della sua malattia;
molte iniziative si diffondono
per far conoscere ancora di
più la poesia e l’arte
di Alda Merini.
La ragazzetta milanese
si è spenta al San Paolo
di Milano l’1 novembre
di quest’anno.
I suoi funerali si sono tenuti
il 4 novembre in Duomo dinanzi
ad un’inaspettata folla
di migliaia di partecipanti.
Inaspettata, perché Alda
Merini non fu in vita sua un
personaggio semplice. Trasgressiva,
controcorrente, tutti ricordano
il suo impegno in favore
delle donne. Chiamarla
femminista sarebbe riduttivo,
quasi insultante: è sufficiente
leggere "A tutte
le donne" per
notare come la sua non sia né
una difesa né una proclamazione
di uguaglianza della donna,
quanto piuttosto la costatazione
dell’enorme miracolo femminile,
della diversità e unicità
della donna alla quale troppo
spesso viene negato il diritto
di essere diversa e unica.
Pazza o sana, Alda Merini ha
amato come un uomo e scritto
come una donna.
I
grandi amori e le grandi sofferenze
della sua vita, impresse per
sempre nella sua poesia, non
sembravano, però, averne
mai intaccato l’anima
giovane. “ Ho
la sensazione di durare troppo,
di non riuscire a spegnermi”,
“La preparazione
di una morte dura una vita intera”.
Si ha la sensazione nel leggere
tra le parole dei poeti che
la morte non li spaventi affatto,
che anzi la attendano e la desiderino
per farci nuova poesia. Per
questa ragione ci si può
rattristare per la morte della
donna Alda Merini ma non della
poetessa, giacché, per
dirla usando le sue stesse parole,
“Il poeta non dorme mai.
In compenso muore spesso.”
info
web site official www.aldamerini.com
Aurora
Tamigio
novembre 2009 |