Sognoelektra Projectart Art - Arte Contemporanea
 

IN EVIDENZA

a cura di Aurora Tamigio
_______________________


62. Festival Internazionale
del cinema di Berlino.
Alla Berlinale la Germania premia l’Italia.
CESARE DEVE MORIRE (Caesar must die)
Un film di Paolo e Vittorio Taviani

Vincitore dell'Orso d'Oro al 62esimo Festival Internazionale del Cinema di Berlino


 

 

 
 

62. Festival Internazionale
del cinema di Berlino.
Alla Berlinale la Germania premia l’Italia.

 
La 62esima edizione del Festival Internazionale del cinema di Berlino sarà ricordata per il trionfo del cinema italiano. Infatti, per la prima volta dal 1991, ad aggiudicarsi l’Orso d’oro è stata una pellicola di casa nostra: Cesare deve morire, di Paolo e Vittorio Taviani. Il più intellettuale dei Festival cinematografici incorona un film che sembra gettare una luce nuova sul nostro cinema: ancora una volta, la risposta alla crisi arriva da due mostri sacri della settima arte. Cesare deve morire altro non è che la trasposizione cinematografica del Giulio Cesare di William Shakespeare ad opera di un gruppo di detenuti della sezione di massima sicurezza del carcere di Rebibbia. Il cast di ergastolani mette in scena, tra fiction e immedesimazione, una storia di amicizia, tradimento, violenza, potere. Per questa pellicola i Taviani si sono serviti della collaborazione del regista Fabio Cavalli, al quale è andato – insieme ai detenuti – il ringraziamento dei due registi al momento della premiazione. Per i Taviani questo è il terzo premio ad un festival del cinema: prima dell’Orso d’oro, si data al 1977 la Palma d’oro a Cannes per Padre Padrone e al 1982, sempre al Festival di Cannes, il Grand Prix per La notte di San Lorenzo. Insieme all’Orso, i fratelli Taviani si sono aggiudicati in questa Berlinale anche il Premio della Giuria Ecumenica, all’interno dei premio collaterali consegnati il penultimo giorno del Festival. Successo anche nella sezione Panorama Special per Diaz. Non pulire questo sangue di Daniele Vicari, con Elio Germano e Claudio Santamaria. Il film ha vinto il secondo Premio del Pubblico (il primo premio è andato a Parada, del regista serbo Srdjan Dragojevic) e applausi trasversali fin dalla prima proiezione.
 
Il tema del G8, sentito in Germania quanto in Italia – vista anche l’alta concentrazione di italiani presenti a Berlino – è affrontato in Diaz in un concitato racconto dei fatti e delle violenze alla scuola Diaz di Genova, la notte tra il 21 e il 22 luglio 2001. Plauso della giuria anche per The summit, di Franco Fracassi e Massimo Lauria, docu-film presentato nella sezione Panorama Dokumente, e dedicato alla ricostruzione dei giorni precedenti e degli scontri al G8 di Genova. The summit, con più di 100 ore tra interviste e riprese video, ha raccolto il favore anche del direttore della Berlinale, Dieter Kosslick, che ne ha lodato l’accurata documentazione e il coraggio del tema affrontato, optando – pur dopo qualche esitazione – per la sua proiezione in versione integrale. Il cinema italiano ha avuto inoltre un’ulteriore soddisfazione con l’assegnazione dello Shooting star, premio per gli attori europei migliori dell'anno, a Isabella Ragonese (Nuovo Mondo,Tutta la vita davanti), unica italiana in gara, selezionata tra venticinque concorrenti.
 
Le altre due pellicole favorite all’Orso d’oro, Barbara di Christian Petzold e Rebelle (War Witch) di Kim Nguyen si sono aggiudicate rispettivamente l’Orso d’Argento alla Miglior Regia e l’Orso d’Argento alla migliore interprete femminile, per la congolese Rachel Mwanza. Con Rebelle, Kim Nguyen è al suo quarto lungometraggio. Il film, interpretato oltre che dalla Mwanza, da Serge Kanyinda, narra la vicenda di due bambini-soldato nella Repubblica democratica del Congo. La delusione per la mancata assegnazione dell’Orso d’oro del favoritissimo Bai lu yuan (La terra del cervo bianco) del cinese Wang Quan’an è stata attutita premiando la pellicola con l’Orso d’Argento per il Miglior Contributo Artistico. Quan’an, dopo i pluripremiati Il matrimonio di Tuya e Apart together, si è presentato quest’anno in concorso a Berlino con un film ambientato durante la rivoluzione culturale cinese.
Tra gli altri premi assegnati, Orso d'Argento Speciale per L'enfant d'en haut (Sister) di Ursula Meier, Premio per il Miglior Attore a Mikkel Boe Følsgaard per la sua intepretazione in En Kongelig Affære (A Royal Affair) di Nikolaj Arcel e Gran Premio della Giuria a Just The Wind di Bence Fliegauf, vincitore anche del Peace Prize. Just the wind è risultato una delle più interessanti pellicole in concorso. Il racconto della giornata di una famiglia rom ungherese tra la fatica del quotidiano e la tensione generata da una serie di omicidi che preoccupano la comunità, è convincente, nonostante alcuni punti di eccessiva insistenza sulla straordinarietà della dimensione rom (la scelta di sottolineare la diversità rom è quantomeno discutibile se non addirittura pericolosa). Tra i premi delle Giurie Indipendenti, oltre ai già citati Premio Ecumenico e Audience Award, il Generation 14 Plus è andato al turco Reis Celik per Night of silence, mentre per i cortometraggi vincono Meathead di Sam Holst (Nuova Zelanda) e 663114 di Isamu Hirabayshi (Giappone). Per i documentari sono stati premiati Jaurés di Vincent Dieutre e Call me Kuchu di Malika Zouhali Worrall. Il prestigioso premio della Federazione Internazionale dei Critici Cinematografici, FIPRESCI, è stato assegnato al portoghese Tabu di Miguel Gomes. Tabu è una pellicola di grande originalità, piaciuta in particolare per la continua oscillazione di Gomes tra il riferimento al classico e la tensione al nuovo, manifestata a partire proprio dalla tecnica. Girato in bianco e nero su un formato16mm, l’intricata storia è ambientata sullo sfondo del colonialismo in Africa. Il film è frutto di una co-produzione fra Brasile, Francia, Germania e Portogallo.

 
Pur in assenza di premi, grande successo anche per la pellicola che ha aperto questa Berlinale 2012, Les adieux à la reine, di Benoit Jacquot, un insolito affresco della Rivoluzione Francese raccontata dal punto di vista dei servitori di Versailles. A vestire i panni della capricciosa Maria Antonietta, Diane Kruger, star di Troy e di Inglourious Basterds. Protagonista sul red carpet anche Angelina Jolie, all’esordio alla regia con il fuori concorso In the Land of Blood and Honey, melodramma d’amore ambientato nella Bosnia in guerra degli anni Novanta. La pellicola, che si è presentata al Festival già avvolta dalle polemiche, tra le accuse di plagio mosse dal giornalista-scrittore Josip J. Knezevic e le perplessità di molti circa l’abilità registica dell’attrice americana, sembra invece aver riscosso il favore della critica ed è destinata a riscuotere grande successo ad Hollywood. Applausi ed entusiasmo per la proiezione speciale di The Iron Lady, un omaggio a Maryl Streep in occasione dell’assegnazione dell’Orso d’Oro alla carriera. Il premio, assegnatole il 14 febbraio, era stato annunciato dal direttore Kosslick con grande fervore: «Siamo onorati di poter assegnare l'Orso d'oro onorario ad un'artista eccezionale e una star mondiale. Meryl Streep è un'attrice brillante e versatile, in grado di alternare con naturalezza ruoli drammatici e ruoli comici». L’attesa adesso è tutta per gli Oscar del 26 febbraio in cui la Streep è favorita per la statuetta.
 
La giuria di questa 62esima Berlinale si è dimostrata, contro ogni previsione – visto anche il carattere esclusivista e “per addetti ai lavori” del festival tedesco – più attenta del solito alle novità, non solo rappresentate da registi esordienti ma in generale da idee innovative. In caso dei Taviani ne è la più compiuta dimostrazione. Il direttore Kosslick non ha mancato di esprimere la sua soddisfazione per la giuria che ha presieduto questa la 62esima edizione del Festival. Oltre al presidente, il regista inglese Mike Leigh – al quale anche i fratelli Taviani hanno espresso la loro ammirazione in quanto spettatori dei suoi film - in veste di giurati c’erano anche gli attori Charlotte Gaisbourg e Jake Gyllenhaal, i registi Francois Ozon e Anton Corbijn, insieme al vincitore della scorsa edizione Asghar Farhadi, all’attrice/cantante tedesca Barbara Sukowa e allo scrittore algerino Boualem Sansal.
 
INFO Festival Berlinale dal 09 al 19 febbraio 2012
Segnala
Aurora Tamigio
Pubblicazione Febbraio 2011
 



Aurora Tamigio
Dopo la maturità scientifica si è laureata in Lettere Moderne, con indirizzo storico-artistico, all'università di Pavia.
Oggi è iscritta alla facoltà di Storia dell'Arte e lavora presso l'ufficio stampa di una nota casa editrice.
Collabora come redattrice per testate web con attenzione alle pagine culturali e di opinione.

 
 
 
copyright by sognoelektra – tutti i diritti riservati