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IN EVIDENZA
a cura di Aurora
Tamigio
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IL
PADIGLIONE MANCATO
54. ESPOSIZIONE
D’ARTE LA BIENNALE DI VENEZIA.
PADIGLIONE
ITALIA.
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IL
PADIGLIONE MANCATO
54.
ESPOSIZIONE D’ARTE LA
BIENNALE DI VENEZIA.
PADIGLIONE ITALIA.
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Mancano
ancora quasi due mesi alla fine
della 54. Edizione della
Biennale d’Arte di Venezia
e, a chi non lo avesse ancora
fatto, si consiglia caldamente
di visitare l’ormai celeberrimo
Padiglione Italia all’Arsenale. |
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Non
certo perché
le opere esposte siano indimenticabili
né perché il Padiglione
valga lo sforzo di ammirarlo
tutto nella sua notevole estensione,
ma affinchè ogni appassionato
imprima definitivamente nella
sua memoria lo spettacolo di
un’arte contemporanea
ridicolizzata, cannibalizzata
e insomma smontata attraverso
le sue stesse armi. Tutto quello
che nell’arte dell’ultimo
secolo è stata spettacolarizzazione,
ironia, provocazione è
diventato nel Padiglione di
Vittorio Sgarbi un
circo grottesco accompagnato
da un ineccepibile gusto per
il brutto. |
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Ecco
qui una panoramica
di una parte del pad.
Italia e tutti i nominativi
dei partecipanti
FOTO e VIDEO
a cura della
Redazione Sognoelektra
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Eppure
la rilevanza che il Padiglione
era destinato ad avere in questo
anno particolare (il
150° dall’Unità
d’Italia) è
nota a tutti. Ulteriormente
ampliato dal 2009, il Padiglione,
il cui progetto di allestimento
è stato affidato all’architetto
Benedetta Miralles Tagliabue
(già vincitrice dello
scorso Expo di Shangai per il
Padiglione spagnolo), ha vantato
un numero eccezionale di mostre
ed eventi ad esso legati, eventi
che hanno visto la collaborazione
delle Accademie di Belle Arti
italiane, di istituti culturali
(anche esteri) e di enti istituzionali. |
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Nella
sua concezione ideale, il progetto
di Sgarbi voleva essere
grandioso: un grande Padiglione
da riempire con un numero eccezionale
di artisti selezionati attraverso
l’aiuto di 200 personalità
culturali di prestigio internazionale.
A questi personaggi - intellettuali,
uomini di spettacolo, creativi
- è stato chiesto di
indicare un artista di rilevanza
nel primo decennio di questo
millennio, dal 2001 al 2011.
I 200 artisti presentati nel
Padiglione avrebbero dovuto
offrire un’immagine dell’arte
italiana liberata - è
questa la grande “crociata”
di Vittorio Sgarbi – dal
giudizio della critica ufficiale
e dall’egemonia del sistema
delle gallerie d’arte
e del collezionismo. |
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Servizio
Fotografico e Video a cura della
Redazione Sognoelektra |
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«L’obiettivo
- aveva dichiarato Vittorio
Sgarbi – «è
il risarcimento del rapporto
fra letteratura, pensiero, intelligenza
del mondo e arte, chiedendo,
non a critici d’arte,
neppure a me stesso, quali siano
gli artisti di maggiore interesse
tra il 2001 e il 2011, ma a
scrittori e pensatori, il cui
credito è riconosciuto
per qualunque riflessione essi
facciano sul nostro tempo». |
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Il
risultato purtroppo non ha pagato
le intenzioni. |
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L’allestimento
innanzitutto, non è
stato all’altezza del
progetto. Sia che si parli di
“Bazar dell’arte”
o di “Sexy shop italiano”
( tutte definizioni che sono
state assegnate in questi mesi
al Padiglione), l’elemento
che emerge è uno solo:
la caoticità e il disordine
che ha accompagnato l’esposizione
delle opere dei 200 artisti
selezionati. La trovata allestitiva
di Vittorio Sgarbi è
stata quella di collocare pezzi
d’arte ovunque: sulle
pareti - appese a ganci a muro
oppure a cavi calati dall’alto
- per terra, su supporti, distese,
sollevate. Nemmeno un centimetro
di parete è stato risparmiato.
Il risultato è un’evidente
difficoltà nel muoversi
fra le opere e nella fruizione
di queste. Ci sono dipinti collocati
molto in alto, impossibili da
vedere, altri appoggiati alle
pareti, tagliati da una luce
sbagliata o nascosti nell’ombra;
opere letteralmente sovrapposte
e ammonticchiate l’una
sull’altra impediscono
di capire se si tratti di singoli
lavori o di installazioni. |
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Davanti
ad ogni opera una scatola
di legno riporta il
titolo, il nome dell’artista
e quello dell’intellettuale
da cui questo è stato
proposto. Tra i nomi degli intellettuali
indistintamente si leggono quelli
di Dante Ferretti, Franco Battiato,
Ennio Morricone, Vladimir Luxuria,
Tiziano Scarpa, Pietro Citati,
Furio Colombo, Salvatore Settis,
Marina Ripa di Meana, Miriam
Mafai, Ermanno Olmi, Pier Giorgio
Oddifreddi, Morgan, Fabio Fazio,
Dario Fo, Bernardo Bertolucci.
Grandi personaggi della cultura
italiana in compagnia di protagonisti
del nulla. E non diverso è
stato il trattamento riservato
agli artisti, complici e vittime
di un allestimento che ha visto
affiancare Kounellis, Pistoletto,
Bonalumi, Cucchi a perfetti
sconosciuti di provenienza assai
incerta. |
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Le
Scatole del Padiglione
Italia sono "esposte"
con i nomi degli intellettuali
e artisti (intellettuali,
personaggi dello spettacolo
e televisivi) all'arsenale
di Venezia
VIDEO:
"Le scatole del padiglione
Italia" e FOTO
a cura della Redazione
Sognoelektra
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Grandi
e piccoli, tutti insieme, tutti
mischiati, in un progetto di
anti-cultura che non è
andato solo contro al sistema
dell’arte ma allo scopo
stesso della Biennale di Venezia:
la presentazione dell’arte
italiana contemporanea al mondo.
Inoltre delegando agli “intellettuali”
il compito di proporre gli artisti
da esporre, Vittorio Sgarbi
ha creduto di aver risolto il
vero grande problema del Padiglione
di quest’anno: l’estraneità
del curatore dal mondo dell’arte
contemporanea e dunque la sua
evidente difficoltà nel
gestire una manifestazione del
calibro della Biennale di Venezia.
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Nessuno
dimentica inoltre che la nomina
di Vittorio Sgarbi a
curatore del Padiglione Italia
è giunta direttamente
dall’ex-ministro Sandro
Bondi, ed è stata di
fatto una nomina politica, uso
estraneo a qualunque altro Padiglione
nazionale. La difficoltà
di Sgarbi nel raccontare l’arte
contemporanea italiana, essendone
lui stesso poco informato, è
stata palese nell’ambiguità
e nella disorganizzazione che
ha coinvolto il Padiglione:
prima l’idea balzana di
esporre il Cristo Morto
di Andrea Mantegna,
poi le performance con le pornostar
sulle sedie in poliuretano di
Gaetano Pesce, infine lo spazio
oggettivamente eccessivo dedicato
nell’esposizione al comune
di Salemi, 11.018 abitanti,
di cui lo stesso Sgarbi è
sindaco. Troppe le ingerenze,
i patrocini, le opere celebranti
la cittadina sicula, per non
far pensare ad un interesse
estraneo a quello artistico. |
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Infine
il più grave degli affronti,
il titolo del Padiglione:
L’Arte non è cosa
nostra. Che si tratti di una
dichiarazione d’inettitudine
o della proclamazione di qualcosa
di ovvio, risulta insultante
e inaccettabile la leggerezza
con cui il Padiglione di Sgarbi
fa ripetutamente e ossessivamente
riferimento alla mafia, fino
ad arrivare ad adibire parte
dell’esposizione al Museo
della Mafia, cui non
si contesta l’efficacia
ma l’assenza di legami
con un allestimento artistico.
Deve fare inorridire tutti coloro
che lavorano nelle arti il doppio
senso ironico (?) che questo
titolo stabilisce tra la criminalità
organizzata e il sistema dell’arte.
Ed è indegno –
ed è già stato
largamente sottolineato - che
gli artisti e gli intellettuali,
i cui
nomi sono presenti sulle scatole
del Padiglione, si siano
prestati a questa demolizione
sistematica dell’arte
contemporanea la cui metodologia,
come si sa, richiede persino
più destrezza e delicatezza
che maneggiare una tela di Tintoretto.
> Vai
alla scheda del Tintoretto
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L’unica
trovata intelligente
della curatela di Vittorio
Sgarbi sembra essere
stata quella dei Padiglioni
Regionali. Attraverso
una commissione di studio si
è riusciti a raccogliere
il lavoro di migliaia di artisti
italiani giudicati come i più
rappresentativi della loro regione
di appartenenza. Alla fine oltre
1000 tra scultori, pittori,
visivi, fotografi hanno visto
le loro opere esposte in Padiglioni
allestiti nei capoluoghi di
regione, con il fine di creare
una rete che unisse le eccellenze
del territorio e al contempo
celebrasse nel suo insieme l’arte
italiana. Ci si domanda come
mai, alla luce dell’ottima
riuscita di questo progetto,
non si sia pensato di utilizzare
questa idea per celebrare l’arte
italiana in un anno tanto importante. |
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Nella
54° Esposizione Internazionale
d'Arte della Biennale
di Venezia, è stata
avviata la Biennale
Regionale iniziativa
promossa dal Padiglione
Italia per i 150°
anni dell'unità
d'Italia
a cura di Vittorio Sgarbi
espongono fra tanti anche
6 artisti che
hanno partecipato alle
iniziative di Sognoelektra
Project Art
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In
ultima, il Padiglione italiano
sembra non avere alcun legame
con questa 54. edizione
della Biennale di Venezia, che
ha visto esordi grandiosi, come
il commovente Padiglione Iraq
o il suggestivo dell’Arabia
Saudita, e grande profusione
di mezzi e idee da parte di
Padiglioni come quello della
Germania o degli USA. Da questa
Biennale, una delle più
colte (e forse un tantino noiose)
degli ultimi anni, il Padiglione
italiano si distacca nettamente.
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Padiglione
Iraq: con suggestive
foto
Padiglione
Germania: video
e foto
leone d'oro per il migliore
padiglione
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Servizio
Fotografico e Video a cura della
Redazione Sognoelektra |
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Aurora
Tamigio
Visita Luglio - Pubblicazione
Ottobre 2011 |
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