Nel
1963, quando uscì nelle
sale 8 ½, Federico
Fellini aveva alle
spalle almeno sette anni di
feroci stroncature da parte
della critica cinematografica
del tempo, innamorata del cinema
“impegnato” dei
registi militanti o degli intellettualismi
spicci delle avanguardie. Quando
nel 1993 vinse l’Oscar
alla carriera, per
il cinema italiano fu come cercare
di fare entrare l’oceano
in una boccia di vetro: Fellini
era ormai così grande
da poter essere accolto solo
come un mito. E mito fu.
Oggi nel 2010, anno in cui Fellini
avrebbe compiuto novant’anni,
il compito di festeggiare la
ricorrenza tocca a Nine,
il nuovo musical di Rob Marshall
liberamente ispirato
a 8 ½ ma che,
per stessa dichiarazione del
regista: «non pretende
di esserne all'altezza: del
resto solo un pazzo farebbe
un remake di un capolavoro».
Uscito nelle sale il 22 gennaio,
Nine è stato liquidato
dalla critica internazionale,
evidentemente ancora stordita
dal recente mito, come una sorta
di parodia che banalizza e che
non si pone all'altezza del
capolavoro felliniano. Ecco
dunque creata l’autorità
Fellini, arma a doppio taglio
che non solo impedisce di apprezzare
il musical di Marshall ma che
rende anche invisibile agli
occhi il grande omaggio
che Hollywood offre al regista
italiano, omaggio che
neppure la stessa Italia è
stata capace o ha voluto produrre.
Quale maggior onore infatti
che essere celebrati dal cinema
americano con il suo più
grande genere, quello che lo
ha reso, insieme al kolossal,
il più grande del mondo,
ovvero il musical?
Rob Marshall, regista
e coreografo, dopo il successo
straordinario di Chicago
(sei premi Oscar tra cui miglior
film, miglior scenografia e
migliori costumi) torna a confezionare
un film dai molteplici registri,
ironico e sensuale, con costumi
scintillanti (più da
Folies Bergere che da Avanspettacolo)
ed un cast di tutto rispetto,
a partire dalle attrici.
Alla Divina Kidman
e a Penelope Cruz,
il cui sexy numero iniziale
è tra i più brillanti
del film, va il merito di aver
saputo reggere il confronto
con il duo di bellissime
di 8 ½ Claudia Cardinale
– Sandra Milo
mentre un’elegante Marion
Cotillard, nei panni
di Luisa, compensa l’eccessivo
languore con una voce straordinaria.
Kate Hudson e Fergi
(Stacy Ferguson, nel ruolo della
Saraghina) si rivelano le due
nuove grandi scoperte del musical
con due numeri divertenti e
coinvolgenti che più
degli altri celebrano
il mito di Fellini rievocandone
lo stile e le atmosfere.
Come dimenticare infine le due
signore dello spettacolo Judy
Dench e Sophia Loren,
monumenti di due cinema diversissimi
che qui per la prima volta si
incontrano davvero. Una nota
a parte merita invece l’interpretazione
di Daniel Day-Lewis,
un Guido troppo dandy e poco
italiano, doppiato però
da un ottimo Pierfrancesco Favino.
Un vero omaggio al nostro cinema
sono i numerosi attori italiani
impegnati in ruoli-cammeo all’interno
del film: Valerio Mastrandrea,
Elio Germano, Monica Scattini,
Ricky Tognazzi, Martina Stella...
Che importa se ogni tanto il
povero Marshall incappa in qualche
stereotipo italiano (la canzone
napoletana, il mare, il presunto
fascino latino…) o felliniano
(gli occhiali da sole, le fontane
romane) e se il Guido del 2010
fa rimpiangere il bellissimo
Mastroianni di ieri? Una giornalista
di moda splendidamente vintage,
innamorata del Cinema Italiano,
e un’invocazione Be Italian
ci rendono per una volta vanitosi
e ci mostrano la rivoluzione
felliniana non solo come novità
cinematografica ma come un fenomeno
che ha influenzato anche la
moda, il vivere e che in generale
ha contribuito a creare un’immagine
dell’Italia nel mondo
che sarà forse ormai
stereotipata ma che è
senz’altro migliore di
quella attuale.
Così, mentre a Rimini
lo scorso ottobre si inaugurava
la Casa-Museo Fellini,
che conserva in esposizione
oggetti, costumi, locandine,
disegni e fotografie scattate
sui set dei film, resta
solo da aspettare che il cinema
italiano, e la stessa critica,
si decidano ad abbandonare questa
visione dell’arte per
auctoritates e a non storcere
il naso se il musical parla
del cinema né se l’America
parla dell’Italia, quanto
piuttosto a decidersi se rendere
omaggio o no al regista che
più di altri ha raccontato
impietosamente il grottesco
del nostro paese ma che ne ha
anche celebrato le meraviglie.
Questa è la tua Roma
Guido, il mondo vede Roma come
tu l’hai inventata. Si
dice nel film e si potrebbe
dire del cinema di Fellini e
di tutto il suo immaginario
che viene riproposto oggi con
Nine in chiave moderna e originale.
Aurora
Tamigio
gennaio 2010 |