di Ignazio Fresu
Un EX del FUTURO CONTEMPORANEO
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Ignazio
Fresu intervista Lorenzo
Giusti,
storico dell'arte
e critico. Attualmente uno dei due curatori
del nuovo Centro per l’arte
contemporanea di Firenze: EX3.
Ignazio Fresu: Firenze,
tradizionalmente, a parte qualche incostante
esperienza, si è sempre mostrata
avversa all'arte contemporanea.
In che misura il progetto EXtre e' sostenuto
dal Comune di Firenze, dall' Assessorato
alla Cultura, dall'Assessorato alle
Attività Produttive e dal Consiglio
di Quartiere 3?
Intendo non solo in senso economico,
anche se questo aspetto non è
trascurabile.
Lorenzo
Giusti: La gestione del nuovo
Centro per l’Arte Contemporanea
di Firenze è stata affidata per
tre anni, a seguito di un bando pubblico,
all’associazione Extre Toscana
Contemporanea, il cui presidente è
Andrea Tanini. Dal Comune di Firenze
riceviamo un finanziamento annuale di
90.000 euro, come somma dei contributi
elargiti dagli assessorati citati e
dal Quartiere 3. A questo contributo
pubblico dovrebbe presto aggiungersi
quello della Regione Toscana, in virtù
della nostra partecipazione al Tavolo
regionale del contemporaneo. EX è
una contrazione della parola exhibition,
3 un riferimento al quartiere che ci
ospita. Ma si parla di EX anche perché
lo spazio nel quale operiamo è
EX di tutto (Cpa, Auditorium, Quarter...).
Ignazio
Fresu: Dal 2000
al 2005 ha funzionato una commissione
- di cui pure io facevo parte - che
lavorava intorno a un progetto ambizioso,
anch'esso "ex": l'ex-meccanotessile
di Rifredi, ma che purtroppo è
andato a finire nel nulla.
Lorenzo
Giusti: Quel progetto era certamente
interessante, ma come dici tu forse
allora un po’ ambizioso per un’area
metropolitana che già contava
la presenza di un Centro per l’arte
contemporanea importante - ora museo
- come il Pecci.
Ignazio
Fresu: Spesso
accade che nelle strutture museali pubbliche
le ristrettezze economiche siano stemperate
in qualche modo dalle gallerie private
che ne condizionano le scelte. Consideri
questa una contraddizione etica/ontologica
o una valida collaborazione e in che
modo questi aspetti intervengono nel
tuo lavoro direzionale e di curatore?
Lorenzo Giusti: Le
gallerie svolgono un ruolo fondamentale
all’interno del sistema dell’arte,
permettendo ad alcuni artisti di vivere
del proprio lavoro. Non considero affatto
riprovevole la collaborazione tra spazi
espositivi pubblici e gallerie. E’
tuttavia necessario che chi opera in
ambito pubblico mantenga autonomia nelle
scelte e per questo l’indipendenza
economica è certamente importante.
Per EX3 abbiamo elaborato un programma
triennale in totale autonomia. Se a
partire da questo programma dovessero
nascere collaborazioni con alcune gallerie
ne saremmo contenti.
Ignazio
Fresu: A Prato
sono venuti galleristi da Torino, da
Milano e da altre importanti città
e si sono trovati privi di questo rapporto.
Lorenzo
Giusti: Non conosco bene le
vicende delle gallerie pratesi. Per
un periodo si è confidato molto
nella capacità del Centro Pecci
di muovere economie nell’indotto,
ed in parte ciò è avvenuto.
Con la crisi tante cose sono cambiate.
Oggi si cercano nuovi assetti. Prato
rimane comunque una piazza interessante,
un luogo naturalmente orientato alla
ricerca e alla riflessione sul contemporaneo.
Ignazio
Fresu: Chi sono
i curatori di EXtre?
Lorenzo
Giusti: Arabella Natalini ed
io. Direttore è Sergi Tossi.
Con noi ci sono i membri dell’Associazione
Extre, con i quali ci confrontiamo costantemente
e dai quali riceviamo stimoli. Tra i
compiti del Centro vi è quello
di valorizzare e promuovere la produzione
artistica locale. È con questo
fine che abbiamo istituito il Premio
EXtre Toscana Contemporanea, vinto da
Michelangelo Consani. A una commissione
di curatori attivi sul territorio toscano
è stato affidato il compito di
selezionare un numero di artisti da
3 a 6. La commissione ne ha scelti 4.
Ogni artista ha presentato un progetto
per la sala centrale dello spazio, successivamente
valutato da una giuria internazionale
composta da Adam Budak, Nathalie Zonnenberg,
Cristina Perrella e Valerio Dehò.
Produrremo una mostra e un catalogo,
ma ciò che è importante
è avere fatto conoscere il lavoro
dei quattro artisti selezionati (Moira
Ricci, Emanuele Becheri, Margherita
Moscardini e lo stesso Consani) a importanti
operatori del settore.
Ignazio
Fresu: Ultimamente
sono stati pubblicati con discreto successo
di pubblico molti libri che denunciano
quanto il mercato dell'arte sia malsano
e irrazionale perché si fonda
sulla correlazione tra valore artistico
e valore economico. Mi riferisco ai
libri di Donald Thompson, di Sarah Thornton
o della nostra Adriana Polveroni, alla
critica che da questi autori emerge
del fatto che non ci si può servire
del denaro come indice di qualità.
Cosa ne pensi di questa situazione soprattutto
in rapporto alle strutture sostenute
dalle istituzioni pubbliche ?
Lorenzo
Giusti: La domanda è
complessa e i testi che citi piuttosto
diversi tra loro. Mi chiedi se penso
che esista una corrispondenza diretta
tra valore artistico e valore economico
di un’opera? Direi di no. Condivido
però una frase che ho sentito
pronunciare da Enrico Crispolti: "le
opere d'arte o si vendono o si regalano,
non si svendono". Da questo capisco
che il denaro può aiutare a sottolineare
il valore di un’opera, ma non
ad attribuirglielo. Tra le tante cose
“inutili” a cui diamo valore
economico l’arte è certamente
una di quelle che lo merita di più.
Con questo dobbiamo però ricordare
che, come mi ha detto una volta Steven
Rand, per quanto il mercato dell’arte
possa essere interessante, a tratti
anche molto interessante, ricordiamoci
che esso non è arte.
Ignazio
Fresu: Se c'è
una bolla nell'economia dei titoli azionari,
quelli che si riferiscono alla ricchezza
materiale, si ha anche il ritorno al
peso di questa economia reale, allo
scoppio della bolla. Per quanto riguarda
l'arte quando scoppia la bolla qual
è il valore reale che torna punto
di riferimento?
Lorenzo
Giusti: Quando scoppia la bolla
i punti di riferimento tornano ad essere
la critica e la storia dell’arte.
Questo è piuttosto confortante.
Ignazio
Fresu: In ogni
numero della rivista stabiliamo un tema
conduttore che cerchiamo poi di declinare
in ogni articolo, o almeno nella maggioranza
degli articoli come comune denominatore.
In questo numero il tema che abbiamo
dibattuto è partito da un nostro
redattore, artista di origine turca
che ha posto al centro il concetto arabo
espresso dalla parola MUHABBET così
come è inteso nella lingua turca,
come distinto dal senso greco di dialogo,
opposizione, contrasto, polemos. Muhabbet
coniuga due concetti: affetto e conversazione,
come a dire che la conversazione arriva
allo scambio efficace e produttivo quando
c'è un contesto affettuoso, pronto
all'ascolto.
Te la senti di individuare questa tematica
per quanto riguarda l'arte contemporanea?
Lorenzo
Giusti: Molti artisti hanno
riflettuto sulle dinamiche comunicative,
da quelle interindividuali a quelle
di massa. Per alcuni anni mi sono confrontato
con il concetto di ecologia mentale,
proposto da Kalle Lasn come metodo di
resistenza al flusso autoritario di
informazioni a cui siamo costantemente
sottoposti in quanto uomini occidentali,
in quanto consumatori. Lasn è
il fondatore di Adbusters, prosecutore
della battaglia situazionista, in una
forma che potremmo definire “applicata”.
Attraverso Lasn ho approcciato il pensiero
olistico di Gregory Bateson (un po’
come arrivare alla consapevolezza della
complessità del proprio corpo
attraverso un mal di pancia). «La
ragione d’essere della comunicazione»,
afferma Bateson, «è la
creazione di ridondanza e la riduzione
della componente casuale mediante ‘restrizioni’».
Quello della comunicazione nell’arte
è un grande tema. L’arte
è comunicazione oppure assenza
di comunicazione? Non so se la mia domanda
va in qualche modo incontro al vostro
tema. Purtroppo ancora non mi sono dato
una risposta.
Ignazio
Fresu: Direi che
lo centra perfettamente, solo che dopo
questa intervista mi verrebbe voglia
di cominciarne un'altra: dopo aver parlato
del sistema artistico avrei voglia di
parlare di arte e del suo specifico.
Ma potremo farlo un'altra volta.
Ignazio
Fresu
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