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ANGELI SENZA ALI Alfonso e
Nicola Vaccari
Jacopo Valenzia
è un pittore.
Un giovane pittore.
Angeli senza ali racconta il duro percorso che dovrà compiere verso l’’affermazione
professionale
ed il successo
Una mostra di pittura sul tema dell'Olocausto di Antonio Dal Muto artista di Cesena organizzata dall'Associazione Culturale "Menocchio" di Cervia, la mostra è stata aperta alle scuole con visite guidate.
Mattia Moreni
"il Percorso interrotto" Ultimo decennio
(1985-1998)
La mostra di Cervia nella location dei Magazzini del Sale, dedicata all'ultimo periodo artistico
di Mattia Moreni
 
ARTE E OMOSESSUALITA'
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di Ignazio Fresu
Un EX del FUTURO CONTEMPORANEO

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Ignazio Fresu intervista Lorenzo Giusti, storico dell'arte
e critico. Attualmente uno dei due curatori del nuovo Centro per l’arte contemporanea di Firenze: EX3.


Ignazio Fresu: Firenze, tradizionalmente, a parte qualche incostante esperienza, si è sempre mostrata avversa all'arte contemporanea.
In che misura il progetto EXtre e' sostenuto dal Comune di Firenze, dall' Assessorato alla Cultura, dall'Assessorato alle Attività Produttive e dal Consiglio di Quartiere 3?
Intendo non solo in senso economico, anche se questo aspetto non è trascurabile.

Lorenzo Giusti: La gestione del nuovo Centro per l’Arte Contemporanea di Firenze è stata affidata per tre anni, a seguito di un bando pubblico, all’associazione Extre Toscana Contemporanea, il cui presidente è Andrea Tanini. Dal Comune di Firenze riceviamo un finanziamento annuale di 90.000 euro, come somma dei contributi elargiti dagli assessorati citati e dal Quartiere 3. A questo contributo pubblico dovrebbe presto aggiungersi quello della Regione Toscana, in virtù della nostra partecipazione al Tavolo regionale del contemporaneo. EX è una contrazione della parola exhibition, 3 un riferimento al quartiere che ci ospita. Ma si parla di EX anche perché lo spazio nel quale operiamo è EX di tutto (Cpa, Auditorium, Quarter...).

Ignazio Fresu: Dal 2000 al 2005 ha funzionato una commissione - di cui pure io facevo parte - che lavorava intorno a un progetto ambizioso, anch'esso "ex": l'ex-meccanotessile di Rifredi, ma che purtroppo è andato a finire nel nulla.

Lorenzo Giusti: Quel progetto era certamente interessante, ma come dici tu forse allora un po’ ambizioso per un’area metropolitana che già contava la presenza di un Centro per l’arte contemporanea importante - ora museo - come il Pecci.

Ignazio Fresu: Spesso accade che nelle strutture museali pubbliche le ristrettezze economiche siano stemperate in qualche modo dalle gallerie private che ne condizionano le scelte. Consideri questa una contraddizione etica/ontologica o una valida collaborazione e in che modo questi aspetti intervengono nel tuo lavoro direzionale e di curatore?

Lorenzo Giusti: Le gallerie svolgono un ruolo fondamentale all’interno del sistema dell’arte, permettendo ad alcuni artisti di vivere del proprio lavoro. Non considero affatto riprovevole la collaborazione tra spazi espositivi pubblici e gallerie. E’ tuttavia necessario che chi opera in ambito pubblico mantenga autonomia nelle scelte e per questo l’indipendenza economica è certamente importante. Per EX3 abbiamo elaborato un programma triennale in totale autonomia. Se a partire da questo programma dovessero nascere collaborazioni con alcune gallerie ne saremmo contenti.

Ignazio Fresu: A Prato sono venuti galleristi da Torino, da Milano e da altre importanti città e si sono trovati privi di questo rapporto.

Lorenzo Giusti: Non conosco bene le vicende delle gallerie pratesi. Per un periodo si è confidato molto nella capacità del Centro Pecci di muovere economie nell’indotto, ed in parte ciò è avvenuto. Con la crisi tante cose sono cambiate. Oggi si cercano nuovi assetti. Prato rimane comunque una piazza interessante, un luogo naturalmente orientato alla ricerca e alla riflessione sul contemporaneo.

Ignazio Fresu: Chi sono i curatori di EXtre?

Lorenzo Giusti: Arabella Natalini ed io. Direttore è Sergi Tossi. Con noi ci sono i membri dell’Associazione Extre, con i quali ci confrontiamo costantemente e dai quali riceviamo stimoli. Tra i compiti del Centro vi è quello di valorizzare e promuovere la produzione artistica locale. È con questo fine che abbiamo istituito il Premio EXtre Toscana Contemporanea, vinto da Michelangelo Consani. A una commissione di curatori attivi sul territorio toscano è stato affidato il compito di selezionare un numero di artisti da 3 a 6. La commissione ne ha scelti 4. Ogni artista ha presentato un progetto per la sala centrale dello spazio, successivamente valutato da una giuria internazionale composta da Adam Budak, Nathalie Zonnenberg, Cristina Perrella e Valerio Dehò. Produrremo una mostra e un catalogo, ma ciò che è importante è avere fatto conoscere il lavoro dei quattro artisti selezionati (Moira Ricci, Emanuele Becheri, Margherita Moscardini e lo stesso Consani) a importanti operatori del settore.

Ignazio Fresu: Ultimamente sono stati pubblicati con discreto successo di pubblico molti libri che denunciano quanto il mercato dell'arte sia malsano e irrazionale perché si fonda sulla correlazione tra valore artistico e valore economico. Mi riferisco ai libri di Donald Thompson, di Sarah Thornton o della nostra Adriana Polveroni, alla critica che da questi autori emerge del fatto che non ci si può servire del denaro come indice di qualità.
Cosa ne pensi di questa situazione soprattutto in rapporto alle strutture sostenute dalle istituzioni pubbliche ?

Lorenzo Giusti: La domanda è complessa e i testi che citi piuttosto diversi tra loro. Mi chiedi se penso che esista una corrispondenza diretta tra valore artistico e valore economico di un’opera? Direi di no. Condivido però una frase che ho sentito pronunciare da Enrico Crispolti: "le opere d'arte o si vendono o si regalano, non si svendono". Da questo capisco che il denaro può aiutare a sottolineare il valore di un’opera, ma non ad attribuirglielo. Tra le tante cose “inutili” a cui diamo valore economico l’arte è certamente una di quelle che lo merita di più. Con questo dobbiamo però ricordare che, come mi ha detto una volta Steven Rand, per quanto il mercato dell’arte possa essere interessante, a tratti anche molto interessante, ricordiamoci che esso non è arte.

Ignazio Fresu: Se c'è una bolla nell'economia dei titoli azionari, quelli che si riferiscono alla ricchezza materiale, si ha anche il ritorno al peso di questa economia reale, allo scoppio della bolla. Per quanto riguarda l'arte quando scoppia la bolla qual è il valore reale che torna punto di riferimento?

Lorenzo Giusti: Quando scoppia la bolla i punti di riferimento tornano ad essere la critica e la storia dell’arte. Questo è piuttosto confortante.

Ignazio Fresu: In ogni numero della rivista stabiliamo un tema conduttore che cerchiamo poi di declinare in ogni articolo, o almeno nella maggioranza degli articoli come comune denominatore. In questo numero il tema che abbiamo dibattuto è partito da un nostro redattore, artista di origine turca che ha posto al centro il concetto arabo espresso dalla parola MUHABBET così come è inteso nella lingua turca, come distinto dal senso greco di dialogo, opposizione, contrasto, polemos. Muhabbet coniuga due concetti: affetto e conversazione, come a dire che la conversazione arriva allo scambio efficace e produttivo quando c'è un contesto affettuoso, pronto all'ascolto.
Te la senti di individuare questa tematica per quanto riguarda l'arte contemporanea?

Lorenzo Giusti: Molti artisti hanno riflettuto sulle dinamiche comunicative, da quelle interindividuali a quelle di massa. Per alcuni anni mi sono confrontato con il concetto di ecologia mentale, proposto da Kalle Lasn come metodo di resistenza al flusso autoritario di informazioni a cui siamo costantemente sottoposti in quanto uomini occidentali, in quanto consumatori. Lasn è il fondatore di Adbusters, prosecutore della battaglia situazionista, in una forma che potremmo definire “applicata”. Attraverso Lasn ho approcciato il pensiero olistico di Gregory Bateson (un po’ come arrivare alla consapevolezza della complessità del proprio corpo attraverso un mal di pancia). «La ragione d’essere della comunicazione», afferma Bateson, «è la creazione di ridondanza e la riduzione della componente casuale mediante ‘restrizioni’». Quello della comunicazione nell’arte è un grande tema. L’arte è comunicazione oppure assenza di comunicazione? Non so se la mia domanda va in qualche modo incontro al vostro tema. Purtroppo ancora non mi sono dato una risposta.

Ignazio Fresu: Direi che lo centra perfettamente, solo che dopo questa intervista mi verrebbe voglia di cominciarne un'altra: dopo aver parlato del sistema artistico avrei voglia di parlare di arte e del suo specifico. Ma potremo farlo un'altra volta.

Ignazio Fresu

 
     
     
 
 
 
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