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>Chiacchierando
con Ignazio Fresu
Intervista di Alessio Brugnoli ad Ignazio
Fresu
Sono
anni che conosco Ignazio, apprezzandone
sia l'Arte, sia la profondità
della sua riflessione intellettuale.
Una ricerca, la sua, che si pone in
relazione dialettica con la filosofia
contemporanea e che trasforma in immagini
potenti e monumentali le sue riflessioni.
Immagini che possono anche non piacere,
ma che, rispetto al Nulla decorativo,
sono fondate su ciò che ci rende
Uomini, il Pensare
Ignazio,
cominciamo con la solita e ritrita domanda
… Chi sei ? Come ti definiresti
in tre aggettivi ?
Interessante
e difficile questa domanda. Come faccio
a dirti chi sono ? Ogni giorno ci si
rinnova, la mutazione è la peculiarità
più eccellente del nostro vivere.
Come persona sono sempre desideroso
di sapere, sono un cercatore e un creatore
appassionato.
Come
hai scoperto di essere scultore? Quando
hai realizzato che l'arte fosse parte
della tua vita?
Non
è che io faccia molta distinzione
tra pittura, scultura o le altre forme
d’arte visiva. Nella scultura
sento più prossima la possibilità
di realizzare una spazialità
tangibile o come si usa dire oggi: “interattiva”;
comunque in qualche modo coinvolgente.
Sin da quando ero molto piccolo, in
età prescolare, per arginare
la solitudine trascorrevo molto tempo
a ritagliare, colorare, disegnare. Non
ho mai smesso. Dunque non ho scoperto
di essere un artista o uno scultore,
più semplicemente ho veicolato
il mio essere e il mio sentire all’
espressione che ho sempre sentito come
parte di me.
Sei
nato a Cagliari. Quanto della cultura
e tradizione della tua terra ha forgiato
il tuo spirito ? Che traccia ha lasciato
nella tua Arte ?
Cagliari
nei millenni ha avuto un ruolo particolare
per la Sardegna, ha interagito influenzando
la sua cultura in modo determinante.
Per secoli è stata la sola città
ad affacciarsi sul mare, assumendo il
compito di anello di congiunzione tra
l’isola e il resto del mondo.
Questo scambio di culture predispone
lo spirito al desiderio di conoscenza,
alla scoperta di nuovi lidi. Ma il legame
indissolubile con la mia terra risiede
nella materia che propongo, nella sua
evidente apparenza come la pietra, il
ferro, l’acqua.
Nel
1975 ti sei trasferito a Firenze. Come
è stato l’impatto con questa
nuova realtà ? Cosa ti ha affascinato
della Toscana, visto che hai deciso
di viverci ?
Era
mio grande desiderio entrare in contatto
con nuove opportunità culturali
e non appena compiuti gli studi al Liceo
Artistico a Cagliari mi sono trasferito
a Firenze per frequentare l’Accademia
delle Belle Arti. Ho scelto questa città
perché oltre ad essere permeata
di secolare cultura ed essere molto
vitale quanto a iniziative culturali,
per la sua particolare posizione geografica
prossima a tutti i luoghi dove si svolgevano
importanti eventi artistici, come Roma,
Venezia, Milano, Bologna. Senza il mare
intorno, avevo l’impressione di
poter liberamente raggiungere qualunque
luogo.
Come
definiresti la tua Arte ? Quale è
il senso profondo dei tuoi lavori ?
Cos’è per te la Bellezza
?
L'arte è un viaggio
capace di stupire sempre, attraverso
l’umanità nella sua dimensione
spaziale e temporale. Le opere sono
l’accesso, il linguaggio privilegiato
nel percorso e mai un punto d'arrivo.
Credo che il senso profondo dei lavori
artistici sia spesso la ricerca interiore
capace di empatizzare, di coinvolgere
molti in un sentire comune; l’espressione
è sempre qualcosa che nasce dentro
di sé, per diventare arte deve
però confrontarsi con il mondo
esterno suggerendo qualcosa che non
esisteva prima, agli altri che non devono
consolarsi ma riconoscerla come arte,
formulando in questo modo una “convalidazione”
di Bellezza. Per la mia arte un' attenzione
particolare è rivolta ai materiali
che utilizzo e che uniti al pensiero
a cui do forma, costituiscono un tutt'uno
fondamentale.
Pop Art o Informale ? A quale
di movimenti ti senti più vicino
? Cosa ti accomuna e cosa ti distingue
da questo ?
In
giovane età sono stato molto
influenzato da questi due movimenti
artistici e credo che siano stati determinanti
nel mio successivo sviluppo artistico.
Da ragazzo, studente del Liceo Artistico,
realizzavo pitture ad olio di tipo iperrealista
ed in un certo senso il gusto per la
materia ed il gioco dell’apparenza
erano già presenti nei miei lavori.
Cercavo consensi e ostentavo virtuosismo,
era forte il gusto del compiacimento
e ancora lontano la capacità
di analisi al di là della dottrina.
L’Arte
senza un Pensiero Forte che la sostiene
si riduce a pura decorazione. Che ne
pensi ? Quale potrebbe essere l’oggetto
del filosofare contemporaneo che potrebbe
darle senso e supporto In un mondo avvelenato
dal Brutto, anche la decorazione può
aver un’utilità ?
Penso
che tutta l’arte sia concettuale
e quando non vi è un’ Idea
a sostenerla non lo sia. Ritengo il
Bello ed il Brutto categorie aleatorie,
legate indissolubilmente alla qualità
ed al senso di un Pensiero. Quando questo
è assente o scadente non potrà
che avere sembianze di Bruttezza.
Affermi
spesso di essere influenzato da Eraclito.
Parrebbe a prima vista una contraddizione,
visto che le tue opere sembrano tetragone
sfidare il Tempo. E’ forse lo
scopo dell’Arte rendere eterno
ciò che è transitorio
?
La
consapevolezza del Divenire è
il presupposto fondante della filosofia
eraclitea. Questo assunto, in quanto
tale, è stato poi messo in discussione
dalla filosofia moderna fino a vedere
negata la sua illusoria inconfutabilità
con Emanuele Severino.
Nei miei lavori è sempre presente
questa tematica e i richiami ad Eraclito
sono numerosi sia nell’ ingannevole
pesantezza e caducità dei materiali
che adopero, sia nelle sembianze che
definisci tetragone e che solo esteriormente
sono tali.
L’arte è per sua stessa
natura trasformazione, arte è
ciò che noi definiamo arte e
noi cambiamo. Lo prova la mutevolezza
del nostro gusto ed il valore estetico,
artistico e antropologico che attribuiamo
ad opere che nel passato erano sensibilmente
diverse da come le vediamo oggi. Mi
riferisco ad esempio alle opere che
ci sono pervenute come i bronzi e i
bianchi marmi delle statue e dei templi
dell’antica Grecia o le severe
decorazioni all’interno delle
chiese romaniche. Requisiti che sono
stati considerati canoni estetici di
sobria classicità, ma che all’epoca
della loro realizzazione erano un trionfo
di chiassosi colori.
E’ forse proprio questa la capacita
dell’arte di essere eterna: quella
di mutare e restare arte.
Come
ti ha influenzato il pensiero di Vattimo
? E’ davvero possibile per l’Uomo
conoscere la Verità ?
Riflettendo
sul Divenire in relazione al nichilismo
mi sono immediatamente riconosciuto
nel concetto introdotto in filosofia
da Gianni Vattimo con il "pensiero
debole" contrapposto al pensiero
forte, come ad esempio quello marxista
o cristiano. Concezione che, nonostante
le diatribe, non considero conflittuale
nei confronti del pensiero espresso
da Emanuele Severino.
Riguardo la Verità, Nietzsche
identificava proprio nell’Arte
la Verità in quanto unica manifestazione
umana a svelare il proprio fingimento.
Personalmente penso che nessuna verità
trascendente ci illuminerà mai.
Sarà piuttosto la flebile fiamma
di una candela che rischiara la lanterna
di pietra, come nell’installazione
che ho realizzato ispirandomi al celebre
aforisma 125 di Nietzsche.
Severino,
in tante sue analisi, sostiene il legame
tra Teknè e Nichilismo, come
condizione fondante della civiltà
occidentale. Tu che nelle tue opere
rifletti spesso sul significato del
Lavoro e della Tecnica, che ne pensi
?
In
Severino queste istanze si legano strettamente,
egli vede nella tecnica l’estremo
nichilismo, la Teknè come progetto
totalizzante e totalitario. Nella mia
ricerca artistica il rapporto tra Teknè
e Nichilismo è centrale. I materiali
che utilizzo nella loro apparenza vogliono
mostrare un divenire autentico che non
è il crearsi e l'annullarsi dell'essente,
ma il comparire e lo sparire di ciò
che è eterno. Le cose che si
trasformano ed infine non vediamo più,
non entrano improvvisamente nel nulla,
ma semplicemente scompaiono dall'orizzonte
degli eventi. Continuano ad esistere
in una dimensione che non è quella
apparente.
L’arte
concettuale, ultimamente sempre più
criticata e lontana dai gusti del grande
pubblico, ha ancora un futuro ?
Bisogna
innanzitutto intendersi su cosa sia
“arte concettuale”, come
ho già detto l’arte per
essere tale è sempre “arte
concettuale”. Se invece si considerano
come “concettuale” solo
certe forme artistiche legate al neo-dada,
al minimalismo, alla linguistica o tutte
quelle correnti dell’arte contemporanea
che al piacere estetico contrappongono
il pensiero, bisognerà stabilire
se poi in realtà non sia proprio
il pensiero a dare piacere estetico.
Oggi più che in passato viviamo
un’epoca di grande complessità
e differenziazioni sincroniche dominata
dalla spettacolarizzazione dei mass
media che tendono sempre di più
alla semplificazione suggerendo scorciatoie
ai gusti del grande pubblico. Mi domando,
piuttosto, se la Cultura ha ancora un
futuro.
Che
libri leggi ? E che musica ascolti ?
Leggo
soprattutto saggistica, connessa ai
miei interessi sull’arte e l’estetica,
così che poi ad ogni lettura
trovo spunti e curiosità che
mi portano a proseguire la lettura dello
stesso genere. Mi piacerebbe trovare
il tempo per leggere più narrativa,
in realtà.
La musica mi piace tutta, dalla musica
medievale al jazz. Quella che ascolto
più volentieri è la musica
classica, compresa la moderna e ho una
predilezione per la contemporanea. Poi,
anch’io, come tutti credo, in
un periodo mi appassiono di più
ad un autore e mi ritrovo ad ascoltare
- o leggere - tutto quello che ha prodotto.
Per
me scrivere è viaggiare nel mio
abisso interiore, per esorcizzare i
miei incubi. Per te, invece, che valore
ha lo scolpire ?
Le
mie sculture, che sono quasi sempre
parti di installazioni che interagiscono
nello spazio, hanno diversi momenti
di catarsi. Hanno un loro divenire dalla
ideazione dell’opera all’urgenza
di trovare soluzioni tecniche per la
loro realizzazione, tecniche sempre
diverse, finalizzate alla concretizzazione
dell’idea. Questo tempo lento
è come un viaggio goduto per
il percorso in sé e non per la
meta in quanto tale, infatti, questa
mia ricerca comprende anche il riutilizzo
di parti di mie sculture già
realizzate e il loro riadattamento alla
nuova idea. Catartico è poi la
messa in opera nell’ambiente che
interagirà con l’installazione.
Il tuo film preferito ? Il piatto che
ami di più ?
Prediligo
il cinema francese per tutte le ragioni
che puoi intuire, ma se devo scegliere
un film uno solo, scelgo Frankenstein
Junior diretto da Mel Brooks.Un po’
spiazzante?
I piatti a base di pesce, crostacei,
molluschi : In questi cibi il mare ricorda
le mie radici, hanno un sapore nostalgico.
Viviamo
in un mondo che all’Uomo appare
sempre più privo di senso: la
Ragione può essere uno strumento
per interpretare e dare ordine a ciò
che percepiamo ?
la
Ragione è la condizione necessaria
dell’Uomo per essere tale. Questa
non va confusa con il razionalismo di
tipo cartesiano già criticato
da Nietzsche e da Heidegger. Personalmente
auspico una Ragione che attraverso l’interpretazione
positiva nei confronti del nichilismo,
presupponga l’indebolimento delle
categorie ontologiche tramandate dalla
metafisica, una Ragione alla quale non
si attribuisca più caratteristiche
forti ma si riconosca legata al tempo,
alla vita e alla morte. la Ragione come
strumento e guida per capire i tratti
dell'esistenza dell'uomo nel mondo tardo
moderno, filo conduttore di ogni emancipazione
umana come la progressiva riduzione
della violenza e dei dogmatismi e che
favorisca il superamento di quelle ingiustizie
sociali che da questi derivano.
L’utilizzo
di scarti delle lavorazioni industriali
e di residui delle attività di
consumo nella creazione delle tue opere
ha solo il valore di critica alla nostra
società dei consumi ?
Oppure è l’affermazione
dell’orgoglio dell’Artista,
capace di trarre ordine dal Caos e di
creare nuovi mondi da ciò che
scartiamo.
La
critica alla società dei consumi
è solo un aspetto del mio lavoro.
Il discorso è più complesso,
innanzitutto NON si tratta del riciclaggio,
ma del riuso di materiali facilmente
disponibili che appartengono alla nostra
epoca e che nella loro effimera esistenza
la identifica e rappresenta. L' inedito
utilizzo che caratterizza le mie sculture,
sono parti di un Caos atte a “creare
nuovi mondi”.
Le
tue sculture possono essere considerate
come moderni Totem ?L’Arte può
anche svolgere il ruolo di Epifania
del Sacro? Il tuo rapporto con il Divino
e l’Assoluto ?I
contenuti delle mie opere, i materiali,
la loro provenienza, hanno in sé
una memoria , un wabi-sabi, un mana,
che io cerco di volgere in senso artistico.
Ritengo - e ciò è quello
che desidero accada per i miei lavori
– che il primo approccio verso
un’opera d’arte, sia di
tipo irrazionale, percettivo-emotivo
e solo in seguito questa venga caricata
di “senso”. Questa immediatezza
dell’emotività che ha molto
di metafisico, può essere intesa
come “Epifania del Sacro”,
ma è l’equilibrio tra emotività
e senso a determinare la qualità
di un’opera d’arte.
Se
non fossi stato un artista, come avresti
cercato il senso della tua vita ?
Ipotizzando
un’alternativa, questa domanda
presuppone una possibile insoddisfazione.
Non saprei cosa rispondere.
Viviamo
in un mondo in cui il messaggio è
sempre più coperto da un rumore
pervasivo?
In
semiologia il rumore determina una sorta
di corto circuito tra significante e
significato provocando la perdita di
senso. La nostra cultura è universalmente
fondata sul linguaggio per cui le cose
sono in quanto le nominiamo, permettendoci
d’impiegarle in senso astratto.
Un sovvertimento questo, che non sembra
l’avvento di una nuova cultura,
ma piuttosto una Babele che preannuncia
il decadimento e la morte della nostra
civiltà così come la conosciamo.
Arte
nella Vita o Vita nell’Arte ?
Di
primo acchito, quasi senza pensarci,
risponderei “Arte nella Vita”!
Ma poi mi accorgo che nei miei pensieri
è una “Vita nell’Arte”,
ne presumo che la risposta sia l’equilibrio
di entrambe.
Canone,
dal greco kanon, che significa in senso
proprio "squadra", "riga"
e in senso traslato "regola",
"norma", designava nel mondo
greco antico la misura base con cui
realizzare un'opera. E questo basato
sulla geometria euclidea, generava forme
chiuse e limitate. E’ possibile
pensare un canone contemporaneo, aperto
e vivo, attratto dall’infinito
e basato sulla geometria frattale ?
Tutti
i canoni , come anche quelli dell’antica
Grecia, sono stati di volta in volta
sostituiti da nuovi canoni, in un sovrapporsi
sempre più vorticoso. Così
Giotto nei confronti dell’arte
medievale, e poi nel Quattrocento e
nel Rinascimento con l’introduzione
di nuovi canoni che implicavano la rivoluzione
del linguaggio e dei contenuti. Così
via, sino all’apoteosi avvenuta
nel Novecento che accompagna e ben rappresenta
lo scorso secolo, che tenta con le Avanguardie
artistiche di liberarsi dai canoni minandoli
alle loro fondamenta, non solo non riconoscendoli
più come grammatica, ma negando
la funzione della stessa grammatica
che viene percepita come pretestuosa
coercizione, come soffocamento alla
libera espressione dell’uomo.
Sono gli stessi argomenti che in un
contesto più ampio incontriamo
in Freud e in Nietzsche, che da questa
“liberazione” si attende
l’avvento di un uomo nuovo. Quest'ultimo
sosteneva come i valori assoluti in
cui potersi unanimemente riconoscere
fossero morti, che ogni canone è
basato su principi astratti, che l’uomo
vincolato ai canoni è un uomo
parziale, è ciò che i
canoni gli consentono di essere attraverso
imposizioni sociali che mirano alla
negazione della sua individualità.
Superando la necessità dei canoni,
l’uomo nuovo si riappropria della
propria naturalità. In tal senso,
vinti i limiti delle convenzioni, egli
diventa né buono né cattivo
ma completamente realizzato nella propria
essenza.
Puoi
descriverci il tuo processo creativo
?
lI
“processo creativo” nasce
sempre da un’idea. Alle volte
trascorrono molti mesi prima che si
concretizzi, prima che lentamente prenda
forma, altre volte è una strada
più rapida. Dipende dalle soluzioni
tecniche e di fattibilità che
incontro. Tecniche che sono sempre e
solo un mezzo, anche se spesso contengono
in sé il contenuto.
E succede, non di rado, che io abbia
in embrione un’idea che aspetta
solo l’occasione per essere realizzata.
Insomma, come vedi si tratta di una
ricerca continua senza soluzione di
continuità.
Come
spiegheresti ad un bambino il significato
dell'Arte?
Narrandola
come si racconta una favola. E attraverso
il gioco, facendogli fare esperienze
con l’ausilio di materiali e colori.
Dove
ti piace lavorare ? Come è il
tuo studio ? Quanto l’ambiente
di lavoro influenza la tua creatività
?
Il
luogo dipende molto da cosa sto realizzando,
di solito, comunque, lavoro nel mio
studio.
Internet: opportunità o rischio
?
Il
rischio potrebbe essere la globalizzazione
e relativa omologazione, ma credo che
internet per l’arte e gli artisti
sia soprattutto una grande opportunità.
Permette di conoscersi, confrontarsi,
organizzare iniziative che solo poco
tempo fa sarebbe stato impossibile realizzare.
Quale
scultura del passato avresti voluto
realizzare ?
Pur
avendo grandissima ammirazione per molte
opere del passato, non mi è mai
passato per la testa un desiderio del
genere. Dovendo scegliere, cosa non
certo facile, preferirei un’ opera
un po' particolare, quella che più
mi ha suggestionato oltre che per la
sua evidente bellezza, per la capacità
di raccogliere in sé l’esperienza
artistica del passato ed allo stesso
tempo anticipare l’arte futura.
Parlo dell’ opera di Giambologna
il “Ratto delle Sabine”,
non l’originale della Loggia dei
Lanzi in piazza della Signoria a Firenze,
bensì quella esposta nel Museo
dell'Accademia, modello a grandezza
naturale in gesso, eseguito dallo stesso
Giambologna come preparazione per l'esecuzione
della statua in marmo.
Cos’è
Skeda ? C’è spazio in Italia
per riviste d’arte innovative
?
Skeda
è un mensile inconsueto nel panorama
esistente. Si compone di una sola scheda,
appunto, con allegata un’opera
grafica, numerata e firmata delle dimensioni
della rivista. Prende il via dall’area
metropolitana intorno a Prato, ma non
dalle questioni specifiche della città,
bensì da quelle che sono comuni
all’Italia e al mondo. Cerca l’universalità
che è presente a Prato: arte,
teatro, musica, letteratura, politica,
società, scuola, associazioni.
Il giornale cartaceo è un sommario
con gli editoriali e gli estratti di
alcuni articoli che si completano su
internet, dove tutti possono leggere
ed intervenire liberamente. Credo che
ci sia spazio per delle riviste innovative
e Skeda ne è un esempio. Nata
dall’assenza di uno spazio di
dialogo culturale, all’uscita
di ogni pubblicazione si organizza la
presentazione del nuovo numero in sedi
sempre differenti e di particolare interesse,
a cui tutti possono partecipare. A seconda
del tema della rivista gli approfondimenti
vengono sviscerati attraverso interventi
artistici e confrontandosi in tavole
rotonde con politici, esperti e figure
professionali.
Come
giudichi l’ambiente artistico
di Prato ?
Considero
l’ambiente artistico di Prato
e dei suoi dintorni stimolante. Sono
presenti molti artisti che insieme alle
molteplici iniziative culturali, diventano
un importante binomio per sviluppare
la propria creazione artistica.
Aspettative per il Futuro ?
Nuovi Progetti ?
Ho
esposizioni molto importanti da realizzare,
sto lavorando ai progetti. Per scaramanzia
preferisco non anticipare né
il nome delle rassegne né i luoghi
delle mostre.
La
Bellezza salverà il mondo ?
La
bellezza non è una qualità
delle cose e - come diceva David Hume
- essa esiste soltanto nella mente di
chi le contempla e ognuno percepisce
una diversa bellezza. In questo senso
la bellezza è conoscenza e la
frase di Dostoevskij “ la Bellezza
salverà il mondo ” assume
autenticità.
Alessio
Brugnoli
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