di Ignazio Fresu
_______________________________
>intervista
di Ignazio Fresu a Piero Cantini direttore
del CID Arti Visive, la biblioteca del
Museo Pecci
Una
biblioteca come circolo culturale
Intorno al problema della localizzazione
La biblioteca
del Pecci è assolutamente unica
nel suo genere perché possiede
oltre a una vasta documentazione anche
opere sull'arte contemporanea venendosi
a costituire come una biblioteca unica
nel panorama italiano. Come si presenta
nei confronti della Regione e quindi
anche a livello nazionale?
La
biblioteca CID Arti Visive è
stata ed è tuttora un faro nel
sistema bibliografico italiano non solo
per il materiale che ha ma anche per
il modo in cui lo tratta. Il sistema
di archiviazione è stato all'avanguardia
ed è stato preso ad esempio da
molte altre biblioteche. La nostra scheda-evento
non è solo un'inventariazione
ma permette una ricerca approfondita.
Per questo è stata un faro nel
passato e lo è anche oggi sebbene
oggi sia stata copiata ampiamente e
non sia più unica.
Per quanto riguarda Prato la
biblioteca resta un mero elemento culturale
sconnesso dalla città o vi ha
una funzione particolare?
Nei
momenti in cui la crisi complessiva
è più forte è difficile
che un elemento di qualità riesca
ad emergere. La biblioteca ha degli
alti e dei bassi, anche se io sono incerto
nel decidere quali siano i bassi e quali
gli alti. Si potrebbe pensare che gli
alti siano quelli dove è più
visibile un afflusso massiccio di pubblico.
Ma si potrebbe anche pensare che gli
alti siano quando il pubblico è
scarso ma la biblioteca viene individuata
come punto di ricostruzione dell'attività
artistica. In effetti proprio in questo
momento stiamo progettando di riunire
gli artisti dell'area metropolitana
ponendo proprio la biblioteca come punto
di salvezza della produzione artistica.
Gli artisti sono chiamati a riunirsi
in una specie di circolo culturale,
a fare proposte, a fare i loro cataloghi
e a individuare la biblioteca come un
punto di esportazione. In effetti l'arte
ha come funzione avanzata proprio quella
di abituare le persone a distinguere.
Noi non abbiamo l'ambizione di dare
indicazioni su ciò che vale e
ciò che non vale, Il nostro direttore
artistico da le sue indicazioni, ma
per quanto ci riguarda la biblioteca
deve essere un punto dove si apprende
l'arte del distinguere. Forse questo
non è un momento di alto afflusso,
ma forse questo è un momento
alto della funzione della biblioteca.
Mi sembra un progetto molto
importante, puoi dirci qualcosa di più?
Noi
cerchiamo di essere molto realisti,
cerchiamo di collegare i rapporti con
il territorio. Anche se spesso il territorio
ci ha visto - sbagliando - come una
cattedrale nel deserto, dimenticando
le centinaia di studenti che ogni anno
da sempre passa da noi per fare laboratori
e ricerche. Ora che abbiamo sentito
che gli artisti dell'area ci sono di
nuovo vicini stiamo preparando l'incontro
di cui ho parlato cercando di mettere
insieme tante esigenze dall'arte contemporanea
al teatro. L'arte è un meccanismo
per parlare di tante altre cose e noi
intendiamo sfruttarla per unirci a tante
istanze diverse del territorio.
È sicuramente un ottimo
progetto questo di avvicinare la biblioteca
alla città in modo più
forte. È sorto però il
problema legato alla ristrutturazione
del museo, ristrutturazione che non
prevede la biblioteca stessa. Che succede?
Allora,
esistevano dei finanziamenti europei
che stavano per essere persi. Il Consiglio
di Amministrazione ha elaborato un piano
di emergenza, la signora Pecci ha donato
un progetto al Comune e il Comune l'ha
acquisito a costo zero mettendo in opera
la macchina di attuazione in tempi stretti.
In questo Centro ci sono 23 dipendenti,
più della metà dei quali
part time e tutti oberati da una gran
mole di mansioni. Tutto questo perché
abbiamo alle spalle esperienze importanti,
iniziate da personaggi importanti -
Munari per l'educazione, Tazzi per la
biblioteca - e ne è quindi sorta
una mole di impegni irrinunciabili che
continuano a dare molto lavoro. Del
resto sono sorti altri impegni e altri
progetti, altri carichi, per esempio
stiamo lavorando a una acquisizione
molto importante che potrebbe significare
il raddoppio della biblioteca.
Del resto siamo a Prato e dobbiamo dire
che Prato ci aiuta, ma Prato non è
quella grande città ricca di
risorse in cui altre realtà simili
alla nostra possono vantare appoggi
ben più sostanziosi.
Allora ciò detto, consideriamo
che da quando il progetto è stato
acquisito è passato pochissimo
tempo e noi stiamo già lavorando
alla sua realizzazione da tre mesi,
son tempi che in altre situazioni avrebbero
visto il solo lavoro di progettazione.
La rivista SCHEDA ogni mese
presenta un tema, il tema di questo
mese è quello del disagio. Per
quanto riguarda la realtà del
Centro per l'Arte Contemporanea tale
disagio l'avremmo individuato nella
locazione della biblioteca, problema
che ci è sembrato grave nei confronti
della città. La domanda è
se ci sono a livello istituzionale delle
forme di garanzia sulla permanenza in
qualche luogo della biblioteca oppure
no
La
biblioteca è inscritta a statuto
e rientra tra le funzioni dell'Associazione.
Tutte le volte che soffriamo di quelle
che sono le tempeste nel mondo della
cultura la biblioteca soffre sempre
di una sua fragilità perché
rappresenta il momento di studio, da
addetti ai lavori e di persone che sono
già interne al mondo dell'arte.
Non soffre di problemi di locazione,
soffre di quello che potrà essere
il suo sviluppo. Aspettiamo a giorni
la soluzione di un paio di problemi
fra i quali questa acquisizione di 40000
pezzi per esempio e, del resto, è
difficile progettare a lunga scadenza
in questi tempi in cui manchiamo di
quella solidità che altri musei
hanno e che tuttavia vedono questi musei
invidiare la nostra biblioteca e non
noi le loro.
Speriamo
dunque di trovare una collocazione adeguata
alla biblioteca del Centro
speriamo
che possiamo ritrovare voi nei locali
della futura biblioteca e di incontrarci
con gli utenti di SCHEDA per parlare
insieme di arte
Ignazio Fresu
|