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POST
| PONTE
INTERNAZIONALE ARTE CONTEMPORANEA
ITALIA-MESSICO
MEX PRO |
A
CURA DI Maria Campitelli, Fernando
Galvez de Aguinaga, Gerardo Traeguez,
Manolo Cocho, Marieta Bracho, Luca
Caburlotto, Rossella Fabiani, Lucia
Krasovec Lucas.
“Un progetto installativo
dalle dimensioni maestose, un ponte
culturale internazionale che celebra
in Italia l’arte contemporanea
messicana. Accade a Trieste
nel 140° anniversario
dall’apertura delle relazioni diplomatiche
tra l’Italia e il Messico”.
Si terrà venerdì 25 aprile
alle ore 16 alle Scuderie del Castello
di Miramare una speciale
visita guidata alla mostra MESSICO
CIRCA 2000 anticipata
da una breve cerimonia di presentazione
della medaglia attribuita all’esposizione
dal Presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano.
Un riconoscimento
di prestigio che,
con grande soddisfazione dei curatori
italiani e messicani, sottolinea
l’eccezionale valore culturale della
mostra che di fatto porta per la
prima volta in Italia e in Europa
un così alto numero di opere di
artisti messicani contemporanei
– ben 81- provenienti dalla collezione
Josè Pinto Mazal. L'obiettivo è
di far conoscere nella sfera occidentale,
a partire da Trieste, un mondo nuovo
di elevato livello culturale, carico
di straordinaria energia comunicativa,
per inserirlo nei circuiti internazionali,
come ben si merita, al fine di implementarne
l'informazione e la promozione.
Condotta
dalla curatrice Maria Campitelli,
la visita si snoderà attraverso
le sale delle Scuderie del Castello
di Miramare per raccontare “un mondo
d'arte lontano e diverso dal nostro”
dove “ironia, gioco, paradosso,
provocazione si mescolano nelle
intense tele di questi artisti,
nelle quali non manca mai, implacabile,
la denuncia della violenza” come
racconta la curatrice stessa.
Parte integrante
dell’articolato progetto ‘MEX PRO
- Ponte Internazionale d’Arte Contemporanea
Italia-Messico’,
MESSICO CIRCA 2000
proseguirà fino al prossimo 15 settembre
promuovendo allo stesso tempo un
fitto calendario di eventi collaterali
interamente dedicati al Messico
tra grafica, video art, pittura,
installazioni.
Scuderie
del Castello di Miramare - Trieste
15.4.2014
– 15.9.2014 – h 10-18
tutti i giorni - BIGLIETTI € 6,00
– biglietto intero € 3,00 – biglietto
ridotto
INFO
Ufficio Stampa: info@atemporarystudio.com
-
www.atemporarystudio.com
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Frame
del video "Il sacro Almone attende
la rinascita" (3’) di Raffaella
Losapio. |
POST
| Il
Sacro fiume Almone in primavera, nella
Valle della Caffarella
Appia Antica, Roma. Dall'11 al 18 maggio
2014 |
Nella
mostra quattro artisti,
presenti sul territorio, attualizzano
in modo sperimentale, nel presente
e futuro, la storia e il mito del
fiume sacro Almone.
L’arte e la scienza concorrono,
ognuna con i propri strumenti, a
fare cultura, conoscenza. Possono
anche concorrere a risvegliare la
sensibilità spesso distratta, assopita,
verso importanti problematiche che
sembrano, ma non sono, lontane dal
loro specifico ambito. Fanno quindi
anche opera di denuncia contro la
violenza perpetrata contro l’ambiente,
la cultura, la storia.
La mostra
“Il Sacro fiume Almone in primavera,
nella valle della Caffarella”
oltre ad ispirarsi alla
storia di questo fiume, ai simboli
ed ai rituali antichi ad esso legati,
vuole anche contribuire, assieme
a comitati e associazioni di cittadini,
alla sua rinascita, continuando
nell’opera di sensibilizzazione
verso gli enti responsabili.
Studio.ra, in via Platina
1F, nei pressi del parco della Caffarella,
ospita l’evento espositivo. Quattro
sono gli artisti partecipanti: Eleonora
Del Brocco, Vincenzo Ceccato, Giuseppe
Scelfo, Qinggang Xiang.
Ognuno di essi possiede
una personale visione artistica
e tecnico-espressiva. Le loro opere
evidenzieranno gli aspetti storici,
mitologici e simbolici legati al
Sacro fiume Almone, filtrandoli
attraverso una attuale prospettiva
storica.
Con la collaborazione e la proiezione
del video “Il sacro Almone attende
la rinascita” (3’) di Raffaella
Losapio.
Per altre informazioni ed
immagini: http://www.studiora.eu/2014/05/11/the-sacred-river-almone-in-the-spring-in-the-caffarella-valley-rome/
Studio.ra via Bartolomeo
Platina 1F – 00179 Roma – Italy
adiacente al Parco Regionale dell’Appia
Antica, fra i due ingressi di Via
Macedonia e di Via della Caffarelletta
(Via Carlo de Bildt), non lontano
dal centro storico, nel Municipio
IX, zona di Appio Latino/San Giovanni.
Per arrivare: www.studiora.eu/info/
Orari: 15.30 - 19.30 - sabato: 11
- 19.30.
Breve storia:
Nella Valle della Caffarella si
specchia la storia di Roma, della
città e della cultura, delle genti
che l’hanno popolata e del territorio
nel quale si sono insediate. Situata
a ridosso delle Mura Aureliane e
compresa fra due direttrici dell’antichità,
la via Latina e la via Appia, la
valle fu teatro di miti e leggende
forse suggeriti dai morbidi rilievi
che ne fanno un confine naturale,
certo dalla presenza dell’Almone,
piccolo affluente del Tevere, dai
romani ritenuto fiume sacro sin
dai primordi.
Galleria
Studio.ra - Luogo
della mostra: Via Bartolomeo Platina,
1F – 00179 Roma – tel. +39 3491597571
- Inaugurazione: Domenica
11 maggio 2014, ore 19
Tempi ed orari: 11-18 maggio dalle
15 alle 19
Cenni storici-archeologici sul fiume
Almone dell’Architetto Konstantin
M. Brandenburg: via Ferdinando Ughelli
45, alle ore 20.30.
Ingresso Libero.
INFO:
studio.ra - contemporary
art - Via Bartolomeo Platina 1/F,
00179 Roma
(Italy) www.studiora.eu
- info@studiora.eu +39 349 1597571
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POST
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You Can’t go home again - Leila Mirzakhani |
La
Gabbia - installazione,
matita su carta lucida, proiezione
video
Mostra a
cura di Helia Hamedani
Inaugurazione martedì 29 aprile
2014 ore 18
La prima
di una serie di tre installazioni
presentate in rapida
successione, a distanza di dieci
giorni. Una formula inedita, che
mira a tenere alta la tensione intorno
ad un tema, proposto a tre artiste
dalla curatrice iraniana Helia Hamedani,
che parlando del ritorno (impossibile)
a casa tocca il profondo della personalità
di ognuno di noi. Dopo l’artista
Leila Mirzakhani
presenteranno le loro installazioni
Donatella Spaziani sabato
10 maggio e Adelaide Cioni
martedì 20 maggio 2014.
Leila Mirzakhani
parte dai giardini di solitudine,
giardini nostalgici e poetici, dall’aria
fumosa di colore blu, dove fugge
dalle ombre nere che la inseguano.
A volte, come nell’installazione
La casa è nera del 2013 (una citazione
della poetessa iraniana Forough
Farokhzad), la nostalgia dei giardini
immaginari viene delicatamente accompagnata
ai profumi delle spezie che rammentano
casa. Per lo spazio de La
Nube di Oort, l'artista
crea una casa prigione, un archetipo,
in quanto sicura perché chiusa,
come una gabbia. In un atto rituale,
come quello di un ossessivo mantra
pittorico, Leila Mirzakhani ripete
nel vuoto dello spazio espositivo
il segno delle sbarre di una gabbia.
Con il ritmo stravagante e ricorrente
dell'ombra di un pappagallo nello
spazio delimitato da sbarre.
INFO: La
Nube di OOrt – Via Pricipe Eugenio
60, Roma
Orario di apertura : da martedì
a sabato 17.30 / 19.30 e per appuntamento
(3383387824)
Finissage
3 giugno 2014 ore
18 - con opere delle tre artiste
e presentazione del catalogo.
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POST
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FRANCESCO MESSINA E pluribus unum
a cura di Arianna Beretta
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Il
nuovo lavoro di Francesco Messina
parte da una riflessione
del bombardamento mediatico, e non,
a cui l’uomo è quotidianamente sottoposto.
Segni, colori, partiture musicali,
carte geografiche e un uso attento
e sintetico del colore mettono in
mostra l’uomo nella sua verità esistenziale.
Inaugura
mercoledì 30 aprile da Avantagarde
di
Sesto S. Giovanni, E
pluribus unum, la
personale di Francesco Messina. L’artista
espone per la prima il suo nuovo ciclo
di carte, in una mostra che raccoglie
più di 20 lavori dalle dimensioni
più diverse e un grande assemblage
di due metri per due.
I lavori di Messina
raccontano dell’uomo e delle sollecitazioni
a cui è quotidianamente sottoposto
e che lo costringono ad una continua
trasformazione. Una corrente permanente
– quasi un bombardamento – di notizie,
fatti di cronaca, più o meno violenti,
di pensieri e di flussi di coscienza
che passano e trapassano sulle sue
carte. Qui si accumulano segni, simboli,
disegni che riportano ad un mondo
esterno, e naturale, che pare allo
stesso tempo implodere ed esplodere
dai visi, dalle bocche spalancate
nel tentativo di respirare, di dire,
di urlare. È un magma in cui natura,
uomo e “artificio” si mescolano, si
urtano l’uno contro l’altro a rappresentare
l’uomo e il suo cammino di trasformazione
nella società attuale.
Nelle carte di Francesco Messina
colore, segno, parola
e supporto concorrono in uguale misura
a trovare un equilibrio e una sintesi:
e pluribus unum, da molti, uno soltanto.
Dalla moltitudine di sollecitazioni,
di pensieri, di simboli emerge uno,
e quell’uno è l’uomo nella sua realtà
esistenziale. Quello
che interessa a Messina è
sempre e comunque l’uomo nella sua
più intima essenza e nel suo sentire
profondo. La miriade di elementi che
si affastellano nelle sue carte trova
una sintesi e una quiete nel pensiero
dominante della sua poetica: l’esigenza
di raccontare, di narrare - come in
una nuova mitologia contemporanea
– il cammino di cambiamento e di trasformazione
che l’essere umano subisce o, al contrario,
di cui è assoluto protagonista attivo.
Il titolo della personale,
E pluribus unum, il motto
nazionale originale degli Stati Uniti
d’America, richiama questa volontà
di sintesi e di realizzazione dell’uomo.
D’altra parte proprio nella Dichiarazione
di Indipendenza del 1776 la felicità,
e la ricerca della felicità, del singolo
individuo è considerata un diritto
inalienabile. La realizzazione di
sé e dei propri sogni fanno del singolo
un individuo “pieno”. Francesco Messina
nei suoi lavori non vuole essere consolatorio
né dare speranze, ma spinge a riflettere
su quanto la trasformazione e il cambiamento
possano essere positivi a prescindere
dalla realizzazione o meno dei propri
sogni. (Arianna Beretta)
Francesco Messina,
nato a Catania nel 1979,
dopo anni di cantieri di restauro
e insegnamento in corsi di tecniche
grafiche e pittoriche e storia dello
spettacolo, ha deciso nel 2013 di
trasferirsi a Milano, dove vive e
lavora. Ha esposto in mostre collettive
a Catania, Taormina, Milano e Gourin
(Francia).
INFO: Avantgarde, Via F. Corridoni
148, Sesto S. Giovanni (MI)
Inaugurazione mercoledì
30 aprile 2014, dalle 18.30
In mostra dal
30 aprile al 12 maggio 2014
- Orari da lunedì a sabato dalle 13
alle 20, o su appuntamento - Informazioni
info@avantgardetattoo.it - 02 49473254 |
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POST
| FELISCATUS
POSTPRESENTE - Gaspare
Sicula
11DREAMS Art Gallery |
Comprai
quel libro, il cui
nero colore dominante prometteva,
nel suo lucido e invitante richiamo,
di essere come una splendida notte
gremita di sogni, all’età di diciassette,
diciotto anni, forse. Oppure più
tardi; a memoria non riesco a trovare
punti di riferimento che possano
darmi una collocazione temporale
esatta. Sto parlando del primo dei
quarantadue volumi, più uno di indici
(pubblicati precedentemente in fascicoli
a partire dal 1967, ed era quella
la data di edizione segnata anche
nei volumi quando cominciai ad acquistarli),
che componevano la collana “L’Arte
Moderna” della Fabbri. Uscita mensile,
copertina cartonata, appunto nera,
e plastificata. Titolo di tutta
la collana scritto in verde. La
riproduzione di un quadro di dimensioni
piccole rispetto alla squadrata
campitura della rigida copertina
del libro. Temi e movimenti artistici
si esaurivano nell’arco di tre pubblicazioni.
Ognuna di queste, cioè ogni volume,
a sua volta era divisa in tre parti.
Tra la prima e la seconda parte,
tra la seconda e la terza e dopo
quest’ultima, otto pagine, con una
più scarsa qualità della carta,
in bianco e nero con foto varie
(degli artisti, altre opere, ambienti
dell’epoca e altro).
Era l’inizio,
pensavo, di un periodo
pieno di meraviglie, un mondo tutto
da scoprire che mensilmente si sarebbe
aperto in edicola attraverso le
riproduzioni dei dipinti su quelle
bianche pagine. I testi principali,
sia del primo sia dei volumi successivi
non m’importava molto di leggerli,
più volentieri leggevo quelli delle
pagine in bianco e nero perché brevi
e più che altro citazioni, e gli
altri, di un numero maggiore di
pagine, sempre monocromatiche, che
andavano a costituire una specie
di consommé dei tre volumi e che
occupava tutta la terza parte del
terzo libro di ogni gruppo. I saggi
critici delle pagine patinate mi
annoiavano. Parole, parole, parole
e parole.
Mentre leggevo con interesse, a
volte grande interesse, la presentazione,
“l’itinerario di un’avventura critica”,
la biografia, le schede delle opere
– con tutti quei simboli e varie
forme grafiche impostate su pieni
e vuoti che mi divertivano: olio,
tempera, affresco, tavola, tela
e così via – dei libri della Rizzoli
che già da alcuni anni compravo:
L’opera completa di…
Ma con questi della Fabbri (alcuni
“Mensili d’Arte” che già possedevo
li trovavo ben fatti) l’entusiasmo
e l’attesa erano già enormi. Ero
sicuro che sarebbe stata un’altra
cosa, avrei avuto finalmente modo
di vedere tanto di quel che ancora
non conoscevo a partire dalla seconda
metà dell’Ottocento.
Ci fu subito qualcosa, però, che
mi piacque poco e che forse fu la
causa (meglio una delle cause) della
concezione che ho del tempo pittorico.
E degli stili.
Postimpressionismo il titolo dei
primi tre volumi. Perché Post? Che
senso aveva? Qualsiasi giustificazione
a quell’iniziale amputazione della
primigenia specie la ritenevo inaccettabile.
Quell’abitudine, frequente, di ruminare
le parole, di gironzolare attorno
a parole e fatti non passava mai
di moda.
Sulla copertina
numero uno (scritto, questo, con
una cifra bianca stretta e allungata)
un particolare, l’ho già detto,
di dimensioni alquanto contenute
rispetto all’ampiezza del volume,
di un dipinto di Degas. All’interno
la prima foto era un autoritratto
di Manet, sul retro della pagina
ancora Manet e poi di nuovo con
“Il bar delle Folies-Bergère”. Nella
pagina successiva Degas con il quadro
di copertina nella sua interezza.
Pensiero gregario, retaggio, queste
scelte, della “indiscutibile, imprescindibile,
compositiva, figurativa storia dell’arte
italiana”.
Perché Post? Mi chiedevo.
Perché post? Quella
parola che dava ed era già un dopo
a una somma di suggestioni che aveva
appena avuto inizio. Sarebbe stato
tanto insostenibile il costo di
tre, due…uno! un solo volume in
più? C’era Monet, l’invenzione,
l’avventura, la ribellione, il colore
(Paris, l’azzurra acqua della Senna
e del Tamigi), la scoperta, la luce.
Sapevo (dai libri con quadri/francobolli
appiattiti in minuscoli riquadri
in bianco/nero): Monet, impressione,
il sorgere del sole, da lì qualcuno
aveva chiamato lui e i suoi amici
impressionisti (e non postimpressionisti)
in senso dispregiativo. Nome che
rimase e che tuttora ovviamente
è in uso. Storia classica, cominciata
male e finita bene, anzi benissimo.
Ma di tutto questo lì non c’era
un granché, l’alibi del primo testo
dalle intenzioni riparatorie e poche
foto....] F.C.
FELISCATUS
POSTPRESENTE
11 maggio
– 1 giugno 2014 -
Ore 16 – 19 tutti i giorni - chiuso
il lunedì
11DREAMS Art Gallery Via
Rinarolo, 11/c 15057 Tortona (AL)
INFO: www.11dreams.it
- info@11dreams.it 333 6033006 345
8906531
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Antonia
Jannone - Disegni di Architettura presenta
bonsai
di Marco Zanuso Jr. |
inaugurazione:
mercoledì 7 maggio alle ore
19 - catalogo con testo di Alessandro
Mendini
Si rinnova
per questa nuova mostra presso lo
spazio di Antonia Jannone, la collaborazione
tra Marco Zanuso Jr.
e Gabriella
Gabrini artista-artigiana,
allieva di De Poli «il maestro dello
smalto» per anni a fianco di Gio Ponti
su numerosi progetti di mobili, maniglie
e pannelli decorativi.Semplice e ironico
il titolo: bonsai nasce dalle dimensioni
minime delle opere tanto piccoli che
non so più se sono tavoli o se finiscono
per diventare altro, forse degli oggetti
decorativi e o delle piccole sculture.
(M. Zanuso jr.). Combinati in piccoli
gruppi diventano un’altra cosa, un’entità
a se stante, forse come un tavolo
decostruito con piani mobili combinabili
fra loro ad altezze diverse.
Zanuso Jr.
non è nuovo al progetto
di tavolini, ma questi in smalto a
grande fuoco fatti con Gabriella
Gabrini li ha chiamati
Bonsai. Sono infatti tavoli in miniatura,
tavolinetti addirittura dai piani
decomposti per sembrare più piccoli.
Come fossero dei petali di fiori cubisti
per essere poi riuniti in gruppi,
preziosi come delicate tavolozze,
curiosi come piccoli templi laici,
oppure presenze ermetiche disponibili
all’estetica dei nostri giochi combinatori.
La mostra da Antonia Jannone è un
esempio esplicito e approfondito dell’attitudine
di Marco Zanuso Jr., filologica e
metodologica assieme. E qui, a rendermi
particolarmente belli questi nuovi
tavolinetti, interviene il mio interesse
per l’artista Paolo De Poli, che tanto
genialmente collaborò con Gio Ponti,
e che io fino da studente ammirai
sulle pagine di Domus e in qualche
ricca casa degli anni ’50. (Alessandro
Mendini)
Marco
Zanuso Jr. bonsai - inaugurazione:
mercoledì 7 maggio alle ore 19
7- 30 maggio
2014 catalogo con
testo di Alessandro Mendini
Antonia Jannone Disegni di Architettura
- Corso Garibaldi
125 . Milano info:
+39 02 29 00 29 30 info@antoniajannone.it
- www.antoniajannone.it
lo studio è aperto dal martedì al
sabato dalle 15.30 alle 19.30 la mattina
su appuntamento
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